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domenica 19 giugno 2011

PER COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE

Togli prima la trave dal tuo occhio


 1) Non giudicate, per non essere giudicati;
 2) perché con il giudizio con il quale giudicate
sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
 3) Perchéguardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel
tuo occhio?
 4) C come dirai al tuo fratello: «Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio», mentre nel tuo occhio c'è la trave?
 5) Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

L'imperativo "

Non giudicate, per non essere giudicati da Dio" suona come un principio assoluto. Solo Dio può
decidere del destino di ogni uomo. Anche la doverosa correzione fraterna può essere fatta solo nella consapevolezza del proprio peccato.
Per natura siamo più portati a giudicare i difetti degli altri che a correggere i nostri.
Dio pronuncerà su di noi lo stesso giudizio che noi pronunceremo sul prossimo e ci misurerà con la stessa misura con cui noi misuriamo gli altri.
Il rigore e lo zelo sono spesso il contrario della compassione e della misericordia, che sono le virtù tipiche del cristiano, e quindi possono essere manifestazioni di mancanza d'amore ed espressioni di cattiveria. La psicologia ci insegna che i difetti altrui che più ci irritano sono normalmente proprio i nostri difetti che
detestiamo negli altri invece che in noi stessi.
Il fariseo ipocrita che sale al tempio a pregare non solo si vanta di essere pio e osservante, ma si sente in doveredi disprezzare tutti gli altri uomini che egli giudica ladri, ingiusti e adulteri (Lc 18,9-14).
Nessuno deve giudicare l'altro, perché deve ritenerlo superiore a sé (Fil 2,3).
 Il giudizio appartiene solo al
Signore perché a lui appartengono tutti gli uomini. L'apostolo Paolo ha scritto:
 "Chi sei tu per giudicare un servo che
non è tuo?
Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare" (Rm 14,4).

Padre Lino Pedron