IL SITO DEVASTATO
IL SITO RIGOGLIOSO
PIETRAPERZIA. In fumo il sito archeologico di
contrada Rocche; lo scempio è avvenuto giovedì dalle ore 17 alle 20.
L’incendio forse è di origine doloso perché ogni
anno in queste zone si verificano incendi inspiegabili. Sono state distrutte
circa dodici ettari di terra devastando la flora e la fauna: gli ulivi pregiati
della contrada, gli alberi di mandorli ed altre macchie di origine mediterranea:
timo, mentastro, olivastri.
Hanno avuto
ragione dell’incendio gli uomini della polizia forestali comandati
dall’ispettore superiore Filippo Emma, che ha ricevuto in supporto altre due squadre
provinciali e quindi in tutto dodici persone.
Il brutale
incendio si è allargato nella vallata sottostante ed ha preso la zona posteriore
delle Rocche, non visibile dal paese; poi ha attraversato “Vallone di Calò”
spingendosi ai confini del demanio forestale di Marcato Bianco dove gli uomini
della forestale hanno evitato che le fiamme ledessero il demanio forestale di quella contrada.
L’altezza delle lingue di fuoco ha creato la visione di una bolgia infernale ed
ha impedito che gli spegnitori si potessero avvicinare.
Il
sito archeologico è di origine preistorico; infatti sono stati catalogavate 200
tombe di origine greca; si tratta di una necropoli del neolitico di servizio
agli altri abitanti della valle dell’Himera.
Recentemente
si è avuto un finanziamento comunitario di 300 mila euro contro la
desertificazione ed è prevista la
piantumazione di specialità floreali e vegetali tipiche della zona.
Nella
contrada una casa è stata affidata agli scout che con tanto zelo ne hanno
curato il lavoro. Sul posto nei momenti tragici dell’incendio è stato presente il sindaco Enzo Emma che ha
affermato: “E’ un atto di inciviltà che ha distrutto la presenza di
insediamenti dei Siculi e dei Sicani; noi avevamo previsto la realizzazione di
una strada maestra che fosse di servizio per tutto il sito”.
Il
presidente dell’Archeoclub Andrea
Rapisardi ha affermato: “lo scempio
avvenuto nel sito delle Rocche impoverisce notevolmente il nostro patrimonio
archeologico; mentre noi siamo impegnato alla salvaguardia dei beni culturali,
altri sono impegnati a distruggerli”.
Giuseppe Carà