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domenica 12 ottobre 2014

Il cantautore Roberto Bignoli racconta nel libro “Il mio cuore canta” edito da Piemme la sua storia e il suo incontro con la fede.

IL MIO CUORE CANTA
TESTIMONIANZA DI UNA CONVERSIONE

IL NEOFITA ROBERTO BIGNOLI



Il suo nome non è da iscrivere nella lunga schiera dei convertiti. Roberto Bignoli è semplicemente una persona che a un certo punto della sua vita ha ritrovato se stesso e ha deciso di mettere il suo dono, la musica, al servizio degli altri. Se in Italia la ‘Christian Music’ è poco pubblicizzata dalle grandi major, nel resto del mondo gode di un’ampia visibilità con riconoscimenti internazionali. E lui, Bignoli, ha fatto incetta di questi premi con l’obiettivo di “trasmettere gioia, far rivivere i ricordi e donare una veste nuova di speranza. Scrivo perché chi mi ascolta o legge possa risvegliare il suo cuore, possa cogliere i messaggi positivi e guardare dentro sé, trovare il percorso, la strada e portare una ‘nuova’ musica al suo cammino”.



Come quella volta che incontrò dei ragazzi tossicodipendenti: ascoltarono le sue parole durante un concerto e decisero di mettersi in discussione, accettando la via della comunità di recupero. Il suo curriculum musicale conosce collaborazioni con Vecchioni e frequentazioni importanti con De André, Alberto Fortis, Loredana Bertè, fino a quando la disabilità non diventa un problema, un ostacolo alla sua ascesa musicale. Nel momento di maggiore sconforto basta la frase “Gesù ti ama” pronunciata da alcuni ragazzi del Rinnovamento nello Spirito a mandarlo in confusione… Ma come “Gesù mi ama?”. “Sono disabile, posso camminare solo con le stampelle. Non ho avuto una famiglia. Ho trascorso l’infanzia in vari istituti… mi sono rifugiato nella falsa libertà della droga… ho creduto nella musica, ma il mondo del business mi ha scartato…”. Nel suo percorso ritorna quella ricerca della felicità che accomuna tutti gli essere umani, una felicità spirituale che permette di vivere in serenità e, soprattutto, di testimoniare l’amore ricevuto.



Non ha certo trascorso una vita “facile” con la poliomielite che lo colpisce all’età di un anno e lo obbliga alle stampelle e a un’infanzia passata in vari istituti, tra cui il Don Gnocchi. Con il Rinnovamento nel 1984 accetta di andare a Medjugorje e lì si rende conto che deve rimettersi in gioco e smettere di lamentarsi. Incomincia così a pregare con semplicità, chiedendo a Maria di “colmare il suo cuore di gioia e di serenità”. Da lì una serie di incontri determinanti: dal lebbrosario in India alle suore di madre Teresa in Nepal.



Bignoli parte da una convinzione: “Credere non è affatto facile. Non lo è stato nemmeno per me. Però mi è bastata una piccola cosa: ho chiesto a Dio di aiutarmi, di farmi da guida. Mi sono messo a disposizione”. In questa biografia racconta sì i suoi successi (‘Ballata per Maria’ la sigla mondiale di Radio Maria o ‘Concerto a Sarajevo’, solo per citarne due) ma soprattutto il suo viaggio alla riscoperta di quello che aveva apparentemente perso. “Sono una persona come tutte le altre che racconta un incontro fondamentale, l’incontro con Maria e Gesù”.



Nel volume non nasconde certo il suo passato, segnato anche dagli eccessi, dal carcere e dall’emarginazione sociale: “Ringrazio per tutto quello che ho patito e perché lo posso raccontare, sono felice che il Signore abbia preso il timone della mia vita”.



Oggi Bignoli, marito e padre, vive la sua condizione serenamente. “Non ho risposte per tutti i mali del mondo, non so dire a chi soffre il perché del suo dolore. Posso soltanto dire quello che ho scoperto nel corso della mia esistenza travagliata: questa diversità è una grazia”.



“Il mio cuore canta. Medjugorje e la musica di Dio” di Roberto Bignoli con Andrea Pagnini, Piemme Incontri, 2014, pagg. 145, 14,50 euro. Luciano Zanardini Roma