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martedì 4 ottobre 2016

POLEMICHE SUGLI OPERATORI ECOLOGICVI



I cinque dipendenti comunali distaccati al servizio di nettezza urbana devono continuare ad essere gestiti dall’ATO rifiuti fino alla naturale scadenza del comando, fissato con delibera di giunta alla data del 31.12.2016
 ARCHEOLOGO SEBASTIANO SALERNO VICE SINDACO

PIETRAPERZIA. “I cinque dipendenti comunali distaccati al servizio di nettezza urbana devono continuare ad essere gestiti dall’ATO rifiuti fino alla naturale scadenza del comando, fissato con delibera di giunta alla data del 31.12.2016”. È questa la ferma posizione che ha assunto l’amministrazione comunale di Pietraperzia sulla questione scoppiata lo scorso venerdì. In quella giornata è pervenuta in Municipio una strigata PEC (perentoria comunicazione) da parte dell’ATO in cui si comunicava la revoca unilaterale del comando dei cinque dipendenti comunali con effetto immediato già dal sabato 1 ottobre e la motivazione sarebbe un presunto esubero di personale. “Siamo ben consapevoli che l’ATO rifiuti ha un eccesso di personale derivante da sciagurate politiche attuate in passato – tuona il Vice Sindaco Sebastiano Salerno – tuttavia tale esubero è sempre stato riferito ai dipendenti amministrativi e mai agli operatori di cantiere. Infatti, ogni comune ha un proprio cantiere con un numero definito di operatori ecologici (Pietraperzia ne ha attualmente 14, ndr) e non risulta che ci sia mai stato un operatore senza mansioni da svolgere. In realtà tale situazione deriva dalla scelta arbitraria del Comune di Agira di affidare il servizio a ditta privata ricorrendo ad ordinanza contingibile (di necessità) ed urgente, con la conseguenza che la ditta utilizza proprio personale e i 21 operatori ATO di Agira sono rimasti al palo”. Infatti, la situazione delicata dei cinque lavoratori di Pietraperzia deriva a cascata da due atti unilaterali di altri Enti, il primo quello del Comune di Agira ed il secondo quello della gestione commissariale dell’ATO che avrebbe revocato il comando. “Non possiamo assolutamente accettare tale imposizione per svariati motivi – continua Salerno – in primo luogo l’unico legittimato a poter revocare il comando è il datore di lavoro, e quindi il Comune di Pietraperzia, ed in secondo luogo tale revoca costituirebbe un grave colpo al già martoriato bilancio comunale. In questa maniera saremmo costretti a pagare con i proventi delle bollette i cinque lavoratori di Agira che l’ATO ci vorrebbe mandare ed in più sobbarcarci i cinque stipendi dei comunali”. Data l’urgenza e la delicatezza della situazione il comune di Pietraperzia ha indirizzato già lo scorso sabato una nota all’ATO, agli organi regionali ed al Prefetto di Enna, comunicando che per l’Ente comunale la revoca del comando è del tutto inesistente o, comunque, nulla ed inefficace. Infine l’amministrazione è anche decisa a chiedere al Commissario dell’ATO di impugnare l’ordinanza di Agira da cui sono derivate le gravi conseguenze per Pietraperzia.
Giuseppe Carà