San Biagio e li Cuddireddi
DON OSVALDO BRUGNONE
PIETRAPERZIA. Come consuetudine secolare torna la festa di San Biagio,
il santo martire ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Serbaste
in Armenia al tempo della "pax" costantiniana.
La devozione verso questo santo si
esprime soprattutto nella confezione dei biscotti intrecciati a forma di “e” o
di budello tipici di Pietraperzia detti “Cuddireddi”. La loro forma richiama
infatti il patrocinio del santo che è universalmente riconosciuto come
protettore della gola.
La mattina del 3 febbraio, giorno della
festa liturgica, tantissimi fedeli si riuniscono nella chiesa del Carmine, per
la Celebrazione della messa, nel corso della quale, oltre ai biscotti, viene
benedetta la gola con le tipiche candele incrociate. Nella stessa chiesa è
esposta alla venerazione dei fedeli una statua settecentesca di san Biagio con
le tipiche insegne episcopali.
Quest’anno, a causa della indisponibilità della Chiesa del Carmine, la
festività, per disposizione del nuovo parroco don Osvaldo Brugnone, sarà
celebrata nella Chiesa Madre. Saranno celebrate due Messe, alle 9 e alle 18.
Il martirio di San Biagio, avvenuto
intorno al 316, cioè dopo la pace costantiniana avvenuta nel 313 con l’Editto
di Milano, è spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai
contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Nell'VIII secolo
alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e
dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio.
Il suo nome è frequente nella
toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento,
Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto.
Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in
gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A
quell'atto risale il rito della "benedizione della gola".
Giuseppe Carà