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sabato 29 giugno 2019

Ritrovare Dio è una grazia


Ritrovare Dio è una grazia


Chi di voi, avendo cento pecore e perdutane una, non lascia le altre novantanove nel deserto, e non va a cercare quella che si è smarrita, finché non l’abbia trovata? Il suo Cuore divino li investe toccandoli su ciò che poteva interessarli e commuoverli, per dire: Come, voi non sapete che i peccatori sono mie pecorelle e che io li amo quasi pastore dell’ovile? Voi avete care le vostre pecorelle e se ne smarrite una non vi date pace finché non l’abbiate ritrovata, ed io dovrei lasciar perire una mia pecorella, smarrita nei dirupi della colpa? È un’argomentazione veemente che mostra tutto l’amore di Gesù per i poveri peccatori, e la pietà cristiana l’ha raccolta e diremmo l’ha sviluppata per farne uno dei più teneri simboli dell’amore misericordioso del Redentore.
Il Signore non è indifferente per l’anima peccatrice, il suo sguardo amoroso la segue nei suoi traviamenti, ed Egli è tanto amoroso che sembra quasi non abbia premura che per essa. Non si stanca di ricercarla, correndole dietro con i richiami della grazia, con le tribolazioni e con le voci del suo amore immolato.
È cosa sua, l’ama come sua pecorella e quando l’ha ritrovata se la carica sulle spalle, perché la porta e la sostiene con particolarissimi aiuti della sua grazia, e la riguarda come un trofeo della sua vittoria innanzi alla corte celeste.
Perdere Dio è una sventura terribile, ritrovarlo è una grazia incommensurabile, perché si tratta di ritrovare il nostro Principio primo e il nostro ultimo Fine. In Cielo, la carità è perfetta, e per questo la gioia è immensa per un peccatore che ritorna a Dio.
(Padre Dolindo – Servo di Dio)