Vede la luce un altro saggio sulla famiglia Barresi con riferimento al
parricidio di Matteo Secondo
PIETRAPERZIA. Un altro saggio sulla famiglia Barresi va ad arricchire la vasta bibliografia. Ha
visto la luce “Un Oscuro Parricidio nella Sicilia del Cinquecento. L’uccisione
di Matteo Barresi Secondo, marchese di Pietraperzia”, che risulta il primo saggio, mai trattato in precedenza. Autore del saggio è il dottor Salvatore La
Manica; l'opera è stata pubblicata dalla casa editrice “Editoriale Agorà”
di Giarre – Catania. Il testo allarga ad un ventennio conosciuto per sommi capi.
Sul contenuto del saggio a chiusura in copertina vi è
una chiosa della casa editrice in cui si afferma: “Matteo Barresi Secondo, marchese di Pietraperzia, uno degli
aristocratici più importanti e più ricchi dell’epoca in Sicilia ed in
progressiva inarrestabile ascesa,fu ucciso tra la fine del 1531 e i primi
giorni del 1532 insieme a due
suoi servi. L’efferato delitto fu perpetrato dal figlio Girolamo, anche se non
se ne conosce la dinamica: pare con l’aiuto di altri personaggi le cui identità
certe rimangono nell’ombra”
“A
dispetto – continua lo scritto - di quello che può sembrare, il parricidio non fu un mero atto
di sopraffazione di un figlio nei confronti dei padre per feroci dissapori o
per mire ereditarie, bensì un vero e proprio complotto politico, ordito, si presume,
con determinazione e sopraffina astuzia da Ponzio Santapau, fratello di Aldonza
Santapau, uccisa dal marito Piero Antonio Barresi, signore di Militello, nel 1473, suocero di Girolamo, servendosi ed alimentando il rancore che il
giovane nutriva per il severo padre”.
“Girolamo
– chiude la breve sintesi - fu imprigionato e dopo processo condannato a morte nel 1537. Nonostante vari e lunghi
tentativi della famiglia di “ripianare” il delitto con ricchissimi donazioni
allo corona. Nel mese di marzo del 1549 il viceré De Vega dispose l’esecuzione,
che avvenne per decapitazione nel piano del castelloamare di Palermo. Mesi dopo, non reggendo al dolore,
mori suicida anche la moglie Antonia Santapau”.
Il dottor Totò la Monica così commenta. “L’eliminazione dei due Barresi consentì ai Santapau di scalzare il casato rivale nella nomina ad importanti incarichi e, soprattutto, permise ad Ambrogio, figlio di Ponzio, di ottenere da Filippo Secondo nel 1563, primo in Sicilia, il titolo di principe di Butera, divenendo, in tal modo, il capo di tutta la nobiltà siciliana titolata. Anche Pietro Barresi, figlio di Girolamo, ottenne il titolo di principe - terzo in Sicilia - nel 1564”.
Il dottor Totò la Monica così commenta. “L’eliminazione dei due Barresi consentì ai Santapau di scalzare il casato rivale nella nomina ad importanti incarichi e, soprattutto, permise ad Ambrogio, figlio di Ponzio, di ottenere da Filippo Secondo nel 1563, primo in Sicilia, il titolo di principe di Butera, divenendo, in tal modo, il capo di tutta la nobiltà siciliana titolata. Anche Pietro Barresi, figlio di Girolamo, ottenne il titolo di principe - terzo in Sicilia - nel 1564”.
Salvatore
La Monica è nato a Pietraperzia nel 1943, laureato in giurisprudenza con
lode presso l’Università di Palermo, ha ricoperto l’incarico di dirigente amministrativo presso
le strutture sanitarie di Palermo fino al termine della carriera; ha rivolto da
decenni l’attenzione verso la Sicilia feudale delle famiglie Barresi, Branciforti e Santapau.
Ha altre pubblicazioni ed articoli specialiste in riveste di qualità.
Giuseppe Carà