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martedì 12 giugno 2012

DECOLLA LA SCUOLA DI ARCHEOLOGIA

A CUDDARA DI KRASTòS



PIETRAPERZIA. Prende il via la scuola di archeologia nata dalla convenzione tra il Comune di Pietraperzia, la Soprintendenza BB.CC.AA di Enna e la Cooperativa Arkeos. Firmatari sono il sindaco Vincenzo Emma, la sorprendente Fulvia Caffo ed il dottor  Enrico Giannitrapani.
       Venerdì è stata fatta la prima ricognizione e si è discusso della struttura del corso. Hanno dato la presenza una ventina di corsisti provenienti da tutta la provincia. E’ stato esplorato il sito archeologico con la costruzione neolitica “cuddara di Crastòs”.
       Hanno accompagnato i graditi ospiti il sindaco Vincenzo Emma, l’assessore ai bene culturali Francesca Calì, l’assessore alla cultura Luigi Guarneri, la presidente del consiglio comunale Rosa Maria Giusa, il consigliere comunale Salvatore Di Calogero e il presidente dell’Archeoclub Andrea Rapisardi e la presidente della Pro Loco, Alessia Falzone.
       “Questa prima visita - dichiara il sindaco Enzo Emma – è in sintonia con un corso di formazione tenuto dalla sorprendente Fulvia Caffo per gli insegnanti delle scuole secondarie . I docenti corsisti sono andati anche a visitare l’antico maniero dei Barresi, ed è stato prezioso l’apporto culturale di Andrea Rapisardi ed  Alessia Falzone.
       Il corso di archeologia comunale aprirà con l’apertura delle scuole ed il sindaco Emma sta organizzando le visite ai siti, con la presenza dell’architetto Paolino che ha diretto in questi siti un progetto leader finanziato dall’unione europea”.
       “La preistoria di Pietraperzia – dichiara l’assessore alla cultura Luigi Guarneri – ha certamente segni fortissimi del neolitico; e certamente faceva parte del quadrilatero della valle dell’Imera. E’ una zona che ha una valenza storica la necropoli di contrada Rocce, dove sono state censite circa 200 tombe del periodo ellenistico segno che anche Pietraperzia apparteneva alla Magna Grecia. L’archeologia pietrina ha un futuro che sicuramente ci darà novità e sorprese”.
Giuseppe Carà