Mostra etnografica di
attrezzi agricoli di Michele Miaraglia
L'ARTISTA MICHELE MIRAGLIA ED IL SINDACO SALVATORE BEVILACQUA
PIETRAPERZIA. Mostra etnografica di attrezzi agricoli
per iniziativa dell’amatore e agricoltore Michele Miraglia realizzata nel
chiostro di Santa Maria messo a disposizione della presidente della Pro Loco
Alessia Falzone. La mostre espone 150 pezzi usati in agricoltura nell’ultimo
secolo prima dell’avvento dei mezzi motorizzate come trebbia, mietitrebbia e
trattori.
La
mostra, nel contesto delle iniziative natalizie viene sponsorizzata dal sindaco
Antonio Bevilacqua e dal comune e
resterà aperta fino al prossimo sei gennaio con i seguenti orari 18 alle 22.
Non manca niente della
storica agricoltura del passato: aratri di legno e di ferro, la sella,
l’erpice, bisacce, rutuna, cufina, virtuli, la coffa, la ‘ncirata, e numerosi
altri oggetti.
Oggetti minori sono: zappuna di varie dimensioni,
la sacchina, li canneddi, la triorba e numerosi altri attrezzi.
Trova attenzione alcun
oggetti di uso quotidiano: un braciere), lo scaldino, lu grigutu o scarfalittu.
Si tratta di un “trabiccolo” semisferico con doghe di legno. Era la
termocoperta di ieri. Infatti sotto lu scarfalittu si metteva lo scaldino (lu
scarfaturi) per riscaldare il letto o per asciugare i panni. Altri oggetti: la
maidda (la madia), lu maidduni, lu sagnaturi (il mattarello) e numerosi altri
oggetti.
La mostra presente foto
storiche in crescende del “Il Sabato dei Trattoristi” con la storia del sabato
dei trattoristi che si tiene in paese ogni anno a maggio.
La mostra sta avendo successo con numerosi
visitatori. “Gli attrezzi e gli oggetti in esposizione” – dichiara il sindaco
Bevilacqua – ci riportano alla mente la vita dei nostri avi molto difficile ma
nello stesso tempo costruttiva ed ingegnosa. Si tratta di oggetti ed attrezzi
molto mportanti di cui bisogna conservare la memoria e tramandarli alle
generazioni future”.
L’Amatore Michele Miraglia afferma:
“Gli oggetti e gli attrezzi in esposizione sono il frutto di anni di paziente
lavoro di ricerca, conservazione e catalogazione. Si tratta di un grande e
prezioso patrimonio che non va assolutamente disperso ma custodito in tutto il
suo valore. Tutto questo ricco materiale mette in evidenza la fatica quotidiana
e le difficili condizioni di vita di allora che venivano svolte con pazienza e
molta dedizione sia nei confronti del lavoro che della famiglia”.
Giuseppe Carà