Pietraperzia – Santa Rita è amatissima dal popolo pietrino.
la terna dei promotori
Lo si è
constatato il giorno della sua festa, il 22 maggio, nelle manifestazioni di
devozione tributate alla Santa dei casi impossibili. Un tappeto di rose recate
in mano dei devoti, soprattutto donne, era lo spettacolo che appariva agli
occhi di chi dall’altare della Chiesa Madre guardava l’assemblea che gremiva la
chiesa. Le rose infatti sono la caratteristica che si è soliti associare a
Santa Rita. Ella infatti, a letto malata, chiese a una sua cugina, venuta in
visita a Cascia da Roccaporena, di portarle due fichi e una rosa dall’orto
della casa paterna. Ma era inverno e la cugina l’assecondò, pensandola nel
delirio della malattia. Tornata a casa, la giovane parente trovò in mezzo alla
neve una rosa e due fichi e, stupefatta, subito tornò a Cascia per portarli a
Rita. Da allora, la rosa è il simbolo ritiano per eccellenza: come la rosa,
Rita ha saputo fiorire nonostante le spine che la vita le ha riservato, donando
il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori.La festa si è svolta con l’iniziale processione alle ore 17 sul nuovo solenne fercolo, donato da una anonima devota, portato a spalla dalle donne vestite per voto con l’abito monastico agostiniano, congregazione alla quale appartenne la Santa. La processione era animata dal nascente gruppo delle Devote di S. Rita con la recita del rosario ritiano ad opera di Concetta Di Blasi e dalla banda musicale “Ligambi”. Alla processione hanno partecipato anche il parroco don Osvaldo Brugnone e don Giuseppe Rabita.
Alle ore 19, con il rientro in chiesa del fercolo, ha avuto inizio la S. Messa solenne nel corso della quale sono state benedette le rose che i devoti sono stati invitati a donare alle persone malate, segno della carità che animò la Santa e che deve caratterizzare la vita di ogni cristiano.
La statua di S. Rita è stata realizzata in cartapesta e legno nel 1920 da un artista napoletano, tale Giuseppe Caruso, e rappresenta la Santa in ginocchio che contempla il crocifisso, mentre viene coronata da un angelo. Vuole raffigurare il momento in cui ricevette la spina sulla fronte, segno della sua partecipazione alla passione di Cristo, sofferenza che caratterizzò gli ultimi 15 anni della sua vita e dalla quale è nata la tradizione di celebrare i cosiddetti 15 giovedì di Santa Rita. Tradizionalmente è stata custodita nella piccola chiesetta di S. Elia, ma da alcuni anni è stata trasferita in Chiesa Madre per il grande afflusso di devoti che la chiesa non poteva contenere.
Giuseppe Carà