Messaggio del parroco alla cittadinanza
DON RABITA PRETE DI ELEVATO SUPPORTO ALLA DIOCESI
PIETRAPERZIA. A chiusura della saga dei soldati di
Erode avvenuta domenica a mezzogiorno nello spiazzo della chiesa madre, a cui
hanno partecipato circa due mila persone, il parroco Giuseppe Rabita ha inviato
un messaggio il parroco Giuseppe Rabita ha mandato un messaggio ai presenti ed
al paese sulla disgregazione, politica, sociale, antropologica, morale e
religioso della comunità locale.
L’illuminato
parroco ha affermato: “È bene guardarci intorno e vedere la situazione in cui
ci troviamo. Il nostro paese sta conoscendo un processo di disgregazione che
non riguarda solo la condizione dei suoi palazzi o delle sue strade; riguarda
soprattutto le relazioni umane e il totale disinteresse per una convivenza più
umana e solidale”.
“San Giuseppe – continua don
Rabita - seppe assumersi le sue
responsabilità familiari e sociali. Seppe essere padre di un bambino che aveva
bisogno di un padre: era il Figlio di Dio che prendeva la nostra natura umana.
Giuseppe non fu egoista e fu molto generoso nel cambiare i suoi progetti per
assicurare sostegno e protezione al bambino Gesù”.
A questo punto arriva l’affondo
del zelante parroco: “ La odierna del nostro paese è fondata sull’individualismo e sulla ricerca
del proprio piacere personale: famiglie che si disgregano, tradimenti, adulteri
minano quella cellula fondamentale, che è la famiglia, di cui ha bisogno ogni
uomo per crescere in modo sereno ed equilibrato”.
“In questi giorni il
Parlamento conclude don Pino Rabita - ha
approvato il divorzio breve (un anno). In tutto ciò chi ne fa le spese sono
proprio i bambini: contesi, usati per ricattare il coniuge, sballottati in case
famiglia o addirittura violati. Chi si occupa del dolore dei bambini? I traumi
che un bambino subisce per la separazione dei genitori se li porterà per tutta
la vita. E nessuno potrà ripararli. Lasciatemi dire: questo non è progresso o
civiltà, ma barbarie. I figli sono sacri. Se li hai messi al mondo devi
occuparti di loro sacrificando anche i tuoi desideri o le tue pulsioni.
L’esempio di San Giuseppe, custode della S. Famiglia, ci faccia comprendere che
la vita è ben vissuta solo se è donata per amore. E amare comporta sempre di
mortificare il proprio egoismo”.
Giuseppe Carà