“Venerdì dell’addolorata”
L'ADDOLORATA
PIETRAPERZIA. Ieri si è
celebrato nella Chiesa Madre, con un grande concorso di popolo, il cosiddetto “Venerdì
dell’Addolorata”, che vede raccolte attorno alla Vergine non solo le tre
confraternite pietrine, ma anche quelle che portano ne il titolo; quest’anno
quelle di Enna e Barrafranca. Dopo la messa le 130 consorelle dell’Addolorata
di Pietraperzia hanno portato a spalla, per lo stesso tragitto della
processione de “Lu Signuri di li Fasci” che si svolge il venerdì Santo, la
bellissima statua in cartapesta dei maestri leccesi, meditando lungo il cammino
i “Sette Dolori di Maria”.
La
ricorrenza del Venerdì dell’Addolorata è molto antica. Questa festa devozionale
si deve all’ordine dei frati “Servi di Maria”, sorto a Firenze nel 1233. Il 9
giugno 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la
messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto
che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di
Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.
Man
mano che il culto si diffondeva, il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione
approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la domenica
delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica
della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel
calendario romano. Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del
15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14
settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come
“Beata Vergine Maria Addolorata”.
A
Pietraperzia la festa per diversi anni era stata abbandonata e grazie alla
volontà del canonico Salvatore Viola e della Confraternita di Maria SS. del
Soccorso fu ripristinata agli inizi degli anni ’80. Con il rilancio della
Confraternita femminile dell’Addolorata iniziato dal compianto don Salvatore
Viola e portato avanti dal parroco don Giuseppe Rabita, la festa è tornata allo
spirito devoto e di preghiera che aveva in origine.
Giuseppe
Carà