La gloria si
raggiunge per la via della grazia
L’Eucaristia
non è il cibo della mensa eterna, è il Cibo dei martiri; e noi nella vita
spirituale e in quella corporale siamo tutti martiri, e dobbiamo essere martiri
d’amore e di piena unione alla divina volontà. La gioia che Gesù ci promette
completa ci è riservata solo nella vita eterna. Possiamo averne qui qualche
piccolo assaggio, ma questo non è il conseguimento della gioia, è un conforto
che Dio ci dà nel cammino doloroso, è come una stilla d’acqua che viene data
sulla nostra croce. Bisogna rimanere nell’amore di Gesù, cioè essere
costanti nel seguirlo nella via del sacrificio e persuaderci che immaginare un
cammino diverso è un’illusione pericolosa e spesso esiziale per l’anima. Le
migliori comunioni non sono quelle fatte tutte nel fervore ma quelle fatte
nell’agonia; allora si raggiunge per così dire, l’incandescenza dell’amore che
in Gesù Cristo fu l’ultimo atto di dedizione al Padre nell’abbandono e nella
morte. Alla natura, questo non piace, ma non si raggiunge la gloria per le vie
della natura, bensì per quelle della grazia e dell’amore immolato. La gioia che
Gesù volle trasfondere negli apostoli fu proprio la gioia purissima
d’immolarsi, il più alto vertice della dolce schiavitù dell’amore che nel Cielo
diventa dedizione piena a Dio nella ineffabile e completa gioia della gloria.
(Padre Dolindo – Servo di Dio)
(Padre Dolindo – Servo di Dio)