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giovedì 10 settembre 2015

ANIELLO SATTA NEO CONFRATE



Vestizione di Aniello Satta nella comnfraternita di Maria Santissima del Soccorso 


 I CONFRATI CON IL VESCOVO ROSARIO GISANA E CON IL RETTOREGIUSEPPE RABITA
PIETRAPERZIA. Cerimonia di vestizione dei nuovi confrati per la Confraternita Maria SS. del Soccorso che ha la sua sede nella chiesa omonima, volgarmente detta del Carmine. Nella festa della Natività di Maria, che si celebra l’8 settembre, ma che è venerata anche con il titolo di Madonna del Soccorso, è consuetudine che la famiglia confraternale accolga i confrati professi e i novizi. Dalle mani del Governatore, Giuseppe Maddalena, ha ricevuto il tipico abito, costituito da camice e cappuccio bianco e mantellina azzurra il giovane Aniello Satta. I padrini che hanno accompagnato la vestizione sono stati Enzo Spampinato e Filippo Similia. Tra i novizi è stato ammesso Michele Puzzo. Portano così a 81 il numero dei confrati della confraternita che è anche gelosa custode della tradizione di “Lu Signuri di li Fasci”, processione molto sentita dalla popolazione pietrina e dai tantissimi visitatori e turisti che giungono a Pietraperzia in occasione del Venerdì Santo.
La cerimonia è stata preceduta da un triduo di predicazione presieduto dal rettore e assistente della confraternita il parroco don Giuseppe Rabita che ha sottolineato nelle sue omelia i valori e la spiritualità che debbono animare i membri della confraternita.
La devozione alla Madonna del Soccorso fu portata a Pietraperzia, ad opera dei padri Agostiniani che vi edificarono una Chiesa con l’annesso convento dedicandola alla Madonna del Soccorso. In seno a questa comunità monastica nacque e si accrebbe la Confraternita sotto il titolo della Madonna del Soccorso probabilmente nel XVI secolo. Successivamente ad essa si aggregò la Confraternita degli Agonizzanti, con la fusione dei due titoli. Scopo  principale della  confraternita  era di portare  aiuto  ai bisognosi, di confortare i moribondi e di accompagnarli nel loro ultimo viaggio terreno ed infine di seppellirli. Essa poteva ricevere lasciti e donazioni, con le quali rendite sorteggiava ogni anno le doti alle orfane figlie di confrati nel giorno della festività della Patrona della Confraternita l’otto di settembre.
Fino al dopo guerra curò la “ruota”, luogo annesso alla chiesa Carmine dove venivano lasciati i bambini abbandonati, ed inoltre partecipò col 50% dei capitali, alla fondazione dell’ospedale.
Giuseppe Carà