Alla custodia dei beni
culturali
GLI INTERVENTI
PIETRAPERZIA.“Storia di capolavori d’arte un tempo
presenti a Pietraperzia” è stato il
seminario che si è tenuto alla società Regina Margherita su iniziativa della
locale sezione di “Sicilia Antica” il cui presidente è Sebastiano Salerno. Dopo i saluti del presidente Fabio Calì ha
aperto i lavori Sebastiano Salerno che ha compiuto un excursus della
legislazione a tutela del patrimonio culturale.
E’ intervenuto l’avvocato
Salvatore Bevilacqua che ha illustrato il patrimonio trafugato; inoltre ha
illustrato alcune scoperte fotografiche
del vigile urbano Antonio Caffo: 1) Un busto attribuito al Laurana di Antonio
Giovanni II Barrese signore di Pietraperzia; 2) Due consolles collocate
nell’altare del Sacramento; 3) La teca degli oli sacri; 4) Una veduta del ‘700 che presenta la chiesa madre ed il castello
Barresi.
Tra le razzie sono state ricordate: 1) “Lo Spinario” raffigurante un giovinetto in
atto di togliersi una spina dal piede, celebre copia in marmo, di Antonello
Gagini, che adornava la fontana posta nel cortile del castello.
Lo studioso Antonio Caffo ha proiettato:
1) Un’immagine inedita di due bellissime tele di Pietro Novelli; 2) “la Pietà”
e la Madonna del Velo, entrambe rubate a metà degli anni ’70 del secolo scorso;
3) “La visitazione”, dipinto autore
ignoto rubato nel 1989. 4) La tela de “L Annunziata” del rinascimento custodita
nella chiesa Sant’Elia.
Una particolare emozione si è
avuto quando Antonio Caffo ha illustrato le foto di cinque tele
appartenenti alla chiesa San Nicolò salvati
da Don Pino Carà, che provvisoriamente si trovano per restauro e sicura custodia
nel museo diocesano di Piazza Armerina.
Bevilacqua ha chiuso con elogi
per Antonio Caffo che con pazienza scava nel mondo di internet alla ricerca di
notizie e opere relative a Pietraperzia. Il principale oggetto dei suoi studi e
ricerche, come egli stesso ha ricordato nel suo appassionato intervento, è la
scoperta dell’origine del Signore delle Fasce, cui è dedicata la confraternita
del Soccorso alla quale appartiene lo stesso Antonio Caffo.
Giuseppe Carà