GIORNATA DEL MIGRANTE
IL TDEOLOGO LUCA CRAPANZANO
Il rapporto della chiesa e i migranti in occasione della giornata
mondiale dei rifugiati. A dare degli spunti interessanti sul tema dei
rifugiati e sulla solidarietà della chiesa verso gli <> è
il giovane sacerdote Luca Crapanzano, vicerettore del seminario vescovile
diocesano, docente presso l’istituto superiore di scienze religiose “Mario
Sturzo”. Don Luca Crapanzano interviene sulla figura del rifugiato al quale va
connesso anche quella del migrante, dopo aver compiuto diversi studi e conseguito
in precedenza anche il dottorato in Sacra Teologia nella Pontificia università
lateranense di Roma. “ Il concetto di dialogo – afferma
don Luca Crapanzano - deve diventare un metodo per cui non deve intendersi solo
come comunicazione, ma incontro con l’altro. Riprendendo le parole del filosofo
francese Immanuel Levinas, il dialogo svela anche il volto di chi parla. Credo
che il binomio pace -solidarietà è inscindibile. Si inizia ad essere costruttori
di pace solo se accogliamo tutti e ci lasciamo accogliere da tutti. Tutti siamo
“migranti o rifugiati”, nel senso che facilmente transitiamo da un posto ad un
altro, da un paese ad un altro. Infatti penso che sia importante il concetto
biblico secondo cui il popolo di Israele scelto da Dio non ha una fissa dimora
e quindi deve passare alle nuove generazioni come educazione al valore
dell’accoglienza e dell’amore”. Già la diocesi armerina lo scorso 19 gennaio aveva
organizzato una iniziativa a Villarosa con i ragazzi dell’Acr in occasione della centesima giornata del
migrante e del rifugiato. “L’
atteggiamento di accoglienza – continua Crapanzano - è anche espressione del
concetto di solidarietà, ma è anche un
comportamento attivo che vede i bisogni dell’altro, anzi anticipa la stessa
richiesta di aiuto, per essere “presenza” di amore. Il migrante che si trova in
un Paese diverso è pure in movimento ed è alla ricerca, non semplicemente di
qualcosa, ma di qualcuno. Il vero gesto di solidarietà fraterna al migrante o
rifugiato è capire il motivo che lo ha portato a migrare. Oggi, nella dittatura
silenziosa dell’economia e del mercato, il motivo della migrazione spesse volte
è sottaciuto anche dalle stesse agenzie di aiuto”. Tanti i documenti che la
chiesa ha avanzato sul problema della migrazione, sui rifugiati (si tiene conto
anche sulla differente religione e cultura dei migranti) come la costituzione
apostolica “Exsul familia” di Pio XII del 1952 o il motu proprio di Paolo VI
del 1969 “Pastoralis migratorum cura”.
RENATO PINNISI