“IGNOSCITO SEMPER ALTER
NUMQUAM TIBI”
(Publio Siro)
PERDONA SEMPRE AGLI ALTRI
MAI A TE STESSO
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NEL CUORE NOBILE NON ALBEGA ODIO
DON PINO
L'ANTROPOLOGA
Tale motto é contenuto nelle Sentenze di Publilio Siro, anche noto come Publio Siro che ben descrive la morale a cui si dovevano idealmente riferire gli antichi romani nell'epoca di Giulio Cesare.
Il rigore e la severità dovevano principalmente essere usati con se stessi.
Il medesimo concetto è ribadito in un altro aforisma attribuito a Publilio Siro, dalle parole molto simili: “ Ignoscas aliis multa, sed nihil tibi “ che significa letteralmente “ Perdona molto agli altri , ma nulla a te “.
Tale concetto di rigore e rigidità nei confronti di se stessi era radicato nella società romana dell' epoca.
Amche in guerra i Romani non insultarono i vinti, né mai schernirono
i meno forti. Arditi nei pericoli, fieri contro la resistenza, pareva
che stendessero la dominazione sui popoli per liberarli dalla tirannia, per condurli alla cultura e allo stato civile.
Non credettero mai utile né giusto il disprezzo anche verso un popolo barbaro. Essi erano fedeli al “ mos maiorum”, l'insieme degli elementi costituivi del sistema giuridico arcaico.
Ciò significava riconoscersi membri di uno stesso popolo, avvertire
i vincoli di continuità con il proprio passato, sentirsi parte di un tutto.
I costumi e le usanze rendevano pienamente “cives” il romano che
le seguiva con rispetto ed erano simbolo di integrità morale e fierezza dell’essere cittadino romani.
Oggi, dopo il fluire dei secoli, la frase presa in questione, analizzata un punto di vista religioso, simboleggia il fulcro
del messaggio d'Amore di Gesù Cristo.
L'Evangelista Luca, infatti, scrive: “Ma a voi che ascoltate io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli chhe vi odiano, pregate per quelli che vi oltraggiano… Perché se amate quelli che vi amano quale grazia ve ne viene?” (6, 27).
E' superata la legge antica del taglione: "Occhio per occhio, dente
per dente". Il criterio non è più: "Quello che l'altro ha fatto a te, tu fallo a lui"; ma è: "Quello che Dio ha fatto a te, tu fallo all'altro".
Questo significa che il perdono non scaturisce dalla legge naturale o dalla semplice ragione umana, ma dal Vangelo.
Noi cristiani dovremmo preoccuparci di praticare il perdono, più
che esigere che lo facciano gli altri. Dovremmo mostrare con i
fatti che il perdono e la riconciliazione è - anche umanamente
e politicamente parlando - la via più efficace per porre fine a
certi conflitti. Più efficace di ogni vendetta e rappresaglia,
perché spezza la catena dell'odio e della violenza, anziché
aggiungere ad essa un nuovo anello.
Mentre stavano inchiodando sulla croce Gesù, Egli pregò dicendo: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!
Queste sono le parole più eroiche che mai siano state pronunciate sulla terra.
Nicoletta Nonna