Lezione
del vescovo Michele Pennisi
a comunità educande
Leader di Comunità Educande
Mons. Pennisi con i moderatori
PIETRAPERZIA. “Incontro di spessore – comunica il sindaco Enzo Emma - a “Comunità Educande” tenuto dal vescovo Michele Pennisi che ha presentato il documento della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per il secondo decennio del terzo millennio. Il documento CEI è titolato “Educare alla vita buona del Vangelo”. “Comunità educande” è un cammino pedagogico a largo raggio che coinvolge tutte le realtà educative a svolgere opera di formazione verso i giovani e gli adolescenti; in modo particolare sono state coinvolte le famiglie e specificamente i genitori.
Fanno parte di “Comunità Educande” La scuola “Vincenzo Guarnaccia”, la Scuola Professionale delle salesiane, i volontari di Comunità Frontiera “Lillo Zarba, Gli Amici in Cristo, il gruppo giovanile della Chiesa Madre, Il gruppo di sostegno didattico delle suore Ancelle, il gruppo Agesci, il gruppo di coordinamento di pastorale giovanile, le bande musicali di Salvatore Bonaffini e Salvatore Chiolo, le tre confraternite religiose, i gruppi famiglie parrocchiali.
Monsignor Pennisi nella sua dotta lezione tra l’altro afferma: “Di fronte agli educatori si presenta la sfida di contrastare l’assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati e di superarne la fatuità, promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione. Un grave emergenze educativa, come afferma Benedetto XVI viene dallo scetticismo e il relativismo che offuscano il senso della verità. Le ultime conseguenze del relativismo di stampo nichilista sono state espresse da Camus: "Se a nulla si crede, se nulla ha senso e se non possiamo affermare nessun valore, tutto è possibile e nulla ha importanza. Non c'è né pro né contro, né l'assassino ha torto o ragione".
A questo proposito è emblematico l’appello rivolto a Catania dal comitato studentesco dello Spedalieri in seguito all’uccisione dell’ispettore di polizia Filippo Raciti che affermano: “Noi abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a trovare il senso del vivere e del morire, qualcuno che non censuri la nostra domanda di felicità e verità. Noi riteniamo che la scuola possa costituire uno spazio adatto per questa ricerca e che liberamente uno possa verificare tutta la positività e il bene che la realtà ci promette. Dentro le cose che studiamo, dentro il tempo scolastico, dentro il rapporto con i professori. Ci stiamo giocando la vita degna d'esser vissuta e nostro stesso futuro”.
Don Pino Carà