Mostra
fotografica
TILEDDA DI SANTA NICOLA
PIETRAPERZIA. Aperta mostra fotografica su “Settimana
Santa a Pietraperzia” a cura dell’Archeoclub d’Italia sede di Pietraperzia.
Si è inaugurata giorno sabito
sera presso il Teatro Comunale di Pietraperzia, la mostra di illustrazioni
dell’artista e grafico Nicolò Speciale dal titolo “La Settimana Santa a
Pietraperzia” a cura dell’Archeoclub d’Italia di Pietraperzia.
“Un progetto – afferma il
presidente dell’Archeoclub Andrea Rapisardi - che scandisce i momenti della
Settimana Santa e ne fa racconto sequenziale, utile per lo sguardo esterno dei
forestieri e introspettivo per chi conosce queste tradizioni da sempre”.
“Le dodici stampe – continua
Rapisardi - fanno da cornice a un antico telo quaresimale, detto Tilèdda,
ritrovato proprio dall’Archeoclub locale nella chiesa di San Nicolò in
occasione dell’annuale manifestazione “Chiese Aperte - 2015”, purtroppo
compromesso da una lacerazione dovuta alla
piegatura della stoffa ed alla corrosione dell’umidità, ma integra nella
sua imponenza, databile nella prima metà del 1800. Raffigura la deposizione del
Cristo dalla croce, in tinte monocromatiche. Misura 5 x 6,5 metri circa, ed è
composto da 6 teli di 90 centimetri circa, uniti fra di loro da una doppia
cucitura. Il tessuto è formato da canapa e lino, probabilmente provenienti da
coltivazioni locali e tessuto con un telaio manuale”.
“Quella in mostra conclude
Andrea Rapisardi - è una Tilèdda con
tutti i requisiti validi a ritenerla in linea con la tradizione siciliana: la
tela della Passione, o velo quaresimale, o panno della fame (dal tedesco
Hungertuch), consisteva in una grande tela dipinta, con misure adeguate al
presbiterio della chiesa, con scene della Passione di Cristo esposta durante la
Quaresima e rimossa con il rito de “a calata d’a tilèdda”, che prevedeva
l’improvviso disvelamento del presbiterio durante la veglia pasquale al
pronunciamento del Gloria, per rappresentare in modo scenografico la
resurrezione di Cristo”. La mostra è fruibile gratuitamente sino al giorno 16
aprile.
Giuseppe Carà