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giovedì 13 gennaio 2011

Cristiani martiri

Nicoletta Nonna
Nicoletta Nonna
L'amore di Cristo non esclude il martirio
Don Pino


 

Cristiani martiri

Cari amici ,
oggi voglio invitarvi a riflettere cosa sta accadendo ai nostri fratelli cristiani in tutto il mondo. La situazione é tragica e la cristianità, in tutti i suoi aspetti, veramente in pericolo. Siamo tutti figli dello stesso Dio e di Maria , Regina della Pace, intercediamo , con le nostre preghiere presso di loro, afinché i cristiani innocenti non siano più perseguitati né uccisi.

Nicoletta 

"Apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalita' cieca si rivelino piu' forti, mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come sconfitti della storia. Ma Gesu' risorto illumina la loro testimonianza e comprendiamo cosi' il senso del martirio.
E' la forza dell'amore, inerme e vittorioso anche nell'apparente sconfitta. E' la forza che sfida e vince la morte." (Benedetto XVI)

Regina Mundi spazio deidcato a chi per Cristo ha trovato il martirio«La Chiesa è nata dalla croce di Cristo ed è cresciuta in mezzo alle persecuzioni.” Affermava Giovanni Paolo II .

I cristiani che oggi danno la vita per Cristo, che soffrono per Cristo, testimoniano la Parola di Gesù: Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.(Mt 10, 39)

Il sacrificio di questi fratelli ci richiama alla fede e alla speranza in Gesù che è la Vita e che ha dato la vita per gli uomini buoni e cattivi, per tutti gli uomini.

Cosi scriveva Andrè Jarlan, prete francese impegnato a favore dei poveri, ucciso in Cile il 4 settembre 1984:

«Coloro che fanno vivere sono quelli che offrono la loro vita, non quelli che la tolgono agli altri. Per noi la resurrezione non è un mito, ma proprio una realtà; questo evento, che noi celebriamo in ogni Eucaristia, ci conferma che vale la pena di dare la vita per gli altri e ci impegna a farlo». Benedetto XVI rendendo omaggio ai martiri del novecento ha ricondotto tutto all'evento
fondamentale del cristianesimo: Cristo Risorto. "E' vero: apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti, mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la loro testimonianza e comprendiamo così il senso del martirio".

Allora possiamo anche noi gridare con S.Paolo:

"Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità?... In tutte queste cose noi siamo più che vincitori, in virtù di Colui che ci ha amati" (Rom. 8:35,37)

«I cristiani martirizzati in Oriente, nel mondo musulmano e nel mondo induista, sono degli sconosciuti l’insieme degli europei». Parte da quest’amara riflessione, una lunga inchiesta che ha cercato di rompere Oltralpe il silenzio ancora diffuso sulle persecuzioni anticristiane. Raphael Delpard, giornalista e militante di lungo corso dei diritti umani, ammette fin dall’introduzione di essere ateo.

Ma è stato spinto a scrivere dal bisogno di raccontare l’unica forma di barbarie contemporanea che molti media europei troppo spesso «rifiutano di raccontare
». Pubblicata con il titolo La persecuzione dei cristiani oggi nel mondo, l’inchiesta è il frutto di numerosi viaggi e di decine d’incontri spesso clandestini in una ventina di Paesi. Dall’Algeria fino alla Corea del Nord, passando per la Bielorussia, l’Iraq o l’Iran.

Delpard sottolinea che in molti Paesi le persecuzioni hanno conosciuto di recente un’accelerazione inquietante. È il caso dell’Egitto, dove «gli attacchi assassini contro le chiese copte s’intensificano di anno in anno». Il volume di Delpard è uscito prima della strage di San Silvestro ad Alessandria e ricorda, fra gli episodi più gravi che continuano a tormentare la memoria della comunità copta, gli assalti avvenuti ad Alessandria nel 2006, una settimana prima della Pasqua ortodossa: «Armati di bastoni e di pietre, delle orde di fanatici musulmani, sotto lo sguardo impassibile dei poliziotti intervenuti solo di fronte ai marciapiedi già cosparsi di morti, hanno attaccato dei cristiani durante i funerali di un copto pugnalato il giorno prima».

Negli ultimi anni, anche l’atteggiamento del potere centrale è parso sempre meno neutro. Delpard ricorda ad esempio che «il Cairo ha sospeso a tempo indeterminato l’istruzione di un caso di minorenni cristiane rapite, violentate, costrette a convertirsi all’islam e sposate a musulmani praticanti». Storie come quelle di Ingy Nagy Edwar e Theresa Ghattass, diciannovenni cristiane rapite e convertite in modo forzato, lasciano scie di dolore difficili da cancellare. È anche l’eco terribile di tanti episodi come questi, racconta Delpard, a spingere negli ultimi anni molti egiziani copti verso l’esilio.

Ma in generale sono ancora tanti i Paesi in cui «occorre divenire temerari per dichiararsi cristiani». In Turchia, ad esempio, «conviene farsi dimenticare», confidano molti cristiani. In regimi comunisti come quello nordcoreano, poi, «i cristiani sono considerati come i peggiori nemici dello Stato». Un atteggiamento ostile che ha dato vita a un’autentica ossessione anticristiana: «In Corea del Nord, circolano per le strade dei poliziotti in borghese. Se si accorgono di un individuo che chiude gli occhi, sembra parlare a se stesso o meditare, si tratta per loro necessariamente di un cristiano che prega. Procedono allora all’arresto immediato senza fornire la minima spiegazione». Nel Paese, vivono almeno 200 mila cristiani e c’è chi parla di mezzo milione.

Ma la stessa Europa non sfugge a forme di discriminazione più o meno gravi. La vita dei musulmani francesi che si convertono al cristianesimo, qualche migliaio ogni anno, «è un calvario». Mantenendo l’anonimato, un ventiseienne nato in Francia confessa che «i suoi genitori, a partire dalla sua conversione, gli voltano le spalle, i suoi amici non gli rivolgono più la parola, e peggio ancora, gli uni e gli altri lo accusano d’apostasia».

Delpard ricorda che esistono solo stime più o meno attendibili sul numero di cristiani ancora in prigione per la loro testimonianza di fede in Paesi come Siria, Giordania, Yemen, Sudan, Etiopia e Cina. Risale solo a 3 anni fa un evento rimasto come una ferita indelebile nella memoria della minoranza cristiana in Eritrea: «Il 12 settembre 2007, dieci donne sono arrestate in piena preghiera e condotte in un campo militare dove dovranno subire quotidianamente sedute di tortura, con l’obiettivo di far loro rinnegare la fede cristiana».

Dopo aver analizzato nel dettaglio una lunga serie di fatti e destini individuali, Delpard non rinuncia a mettere in guardia sui crescenti rischi futuri dell’attuale indifferenza, ancora diffusa in Occidente, verso il «mondo malato d’anticristianesimo». Per l’autore, occorre infrangere rapidamente il muro di gomma, dato che «restare in silenzio significa accettare il crimine come una sorta di fatalità». Del resto, non esistono scusanti: «I cristiani perseguitati sono lontani dal nostro sguardo, pensiamo talora per giustificare la nostra inazione. Che errore. Vivono a due ore appena dal nostro comfort!» 


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Padre nostro, fa' che amiamo questo nostro tempo
                       e vi leggiamo sempre i segni del Tuo Amore.

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