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lunedì 3 gennaio 2011

Dio ci chiama alla collaborazione






La devozione al Cuore di Gesù


Papa Pio XII ha scritto nell’enciclica Haurientis Aquas,
que la devozione al cuore sacratissimo di Gesù è “la scuola più efficace della divina carità” (72). Questa devozione “è scaturito spontaneamente dalla viva fede e dalla fervida pietà, che anime elette nutrivano verso la persona del Redentore e verso quelle sue gloriose ferite che ne testimoniano nel modo più eloquente l'amore immenso dinanzi allo spirito contemplativo dei fedeli” (52).
Il Cuore di Gesù “rappresenta l'amore che egli ha avuto ed ha ancora per noi. È proprio per questa ragione che il culto da tributarsi al cuore sacratissimo di Gesù è degno di essere stimato come l'espressione ideale (absolutissima professio) di tutto il cristianesimo. (...) Ciò presupposto, è facile concludere che il culto al cuore sacratissimo di Gesù non è in sostanza che il culto dell'amore che Dio ha per noi in Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli altri uomini. In altre parole, tale culto si propone l'amore di Dio come oggetto di adorazione, di azione di grazie e di imitazione; e inoltre considera la perfezione del nostro amore per Dio e per il prossimo come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo (60).
Al papa Giovanni Paolo II sta molto a cuore la devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù. Nell’omelia in occasione del 300-esimo anniversario della morte di S.Margherita Maria Alacoque ha detto: “Quando ero, nel 1987, come pellegrino sulla tomba di S.Margherita Maria, ho pregato nello spirito della tradizione della Chiesa, che la devozione al Cuore di Gesù conosca un autentico rinnovamento. Nel Cuore di Gesù, infatti, il cuore dell’uomo conosce il senso vero e unico della propria vita e della propria missione. Soltanto nel Cuore di Gesù, l’uomo trova la capacità per poter amare.”
Lo stesso Papa disse in un'altra omelia: “Gli elementi essenziali di questa devozione sono costantemente inseriti nella spiritualità della Chiesa, nel corso di tutta la sua storia. Fin dall’inizio la Chiesa fissa lo sguardo nel Cuore trafitto di Cristo crocifisso, dal quale scaturirono sangue e acqua, simboli dei sacramenti, che fondano la Chiesa.”
Il Catechismo della Chiesa cattolica insegna: “Gesù ci ha conosciuti e amati tutti, tutti e ciascuno, durante la sua vita, la sua agonia e la sua passione, e per ognuno di noi si è offerto: ‘Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me’ (Gal 2,20). Ci ha amato tutti con un cuore umano. Per questo motivo il sacro Cuore di Gesù, trafitto a causa dei nostri peccati e per la nostra salvezza è considerato il segno e simbolo principale… di questo infinito amore, col quale il Redentore divino incessantemente ama l’eterno Padre e tutti gli uomini” (478).
Nel direttorio su pietà popolare è scritto: “Non v’è dubbio, infatti, che la devozione al Cuore del Salvatore è stata ed è tuttora una delle espressioni più diffuse e più amate dalla pietà ecclesiale. Intesa alla luce della divina scrittura, l’espressione ‘Cuore di Cristo’ designa il mistero stesso di Cristo, la totalità del Suo essere, la sua persona considerata nel suo nucleo più intimo ed essenziale: Figlio di Dio sapienza increata; carità infinita, principio di salvezza e di santificazione per l’intera umanità. Il ‘Cuore di Cristo’ è Cristo, Verbo incarnato e salvatore intrinsecamente proteso, nello Spirito, con infinito amore divino -umano verso il Padre e verso gli uomini, suoi fratelli (166).
La devozione al Sacro Cuore “richiede un atteggiamento di fondo fatto di conversione e riparazione, di amore e gratitudine, di impegno apostolico e di consacrazione nei confronti di Cristo e della sua opera salvifica. Perciò la Sede apostolica e i Vescovi la raccomandano, ne promuovono il rinnovamento” (172).