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lunedì 8 agosto 2011

CARCARI DI MARANO - BOTTA E RISPOSTA EMMA e POLITES

Risposta di Emma a Polites su “Carcari di Marano”: un anno dopo”  di Polites


PIETRAPERZIA. Il sindaco Vincenzo Emma risponde ad un documento di Polites (Movimento culturale giovanile di Cultura Politica) su le “Carcari di Marano” ossia sulle cave di gesso ormai dismesse.

“E’ decollato – afferma il sindaco  - un progetto  “Solfo Polites”  per valorizzare le zone minerarie che si trovano nel centro Sicilia. Il progetto ha trovato terreno fecondo nel presidente della provincia Pippo Monaco e quindi ci siamo appoggiati all’Unione Europea per aver finanziamento. Si tratta di una preziosità che conserva a memoria storica tutta una tradizione che nel paese ancora ha salde radici. E’ ovvio che il primo atto è quello della bonifica di contrada Marano per quella parte attinente alle “Carcare” ossia alla lavorazione del gesso. Tale zona è sotto la protezione della Sovrintendenza ai beni culturali.

I Polites nel loro documento politico tra l’altro affermano: “Ad un anno esatto di distanza, il Circolo Polites vorrebbe portare nuovamente all’attenzione di tutti il problema della gestione del sito di archeologia industriale denominato “li Carcari di Marano”. La scorsa estate il Circolo Polites, Comunità Frontiera, i proprietari delle Carcare e i tanti volontari accorsi, si impegnarono a titolo gratuito in una faticosa opera di pulizia e risanamento del sito che da anni versava in uno stato di totale abbandono. L’impegno intrapreso culminò con una manifestazione conclusiva in cui, per diversi giorni, fu possibile visitare il sito, seguire dei percorsi fotografici, visionare il video-documentario da noi realizzato, relativo alle varie fasi di lavorazione e produzione del gesso.

Fu proprio in occasione di una di queste serate che il Sig. Sindaco, dopo aver speso parole di apprezzamento circa il lavoro svolto, si impegnò a sua volta a dare continuità alla nostra opera provvedendo alla gestione del sito. Il Sig. Sindaco parlò inoltre dell’ambizioso progetto di trasformare la vicina cava di gesso (c.d. “pirrera”) in un suggestivo teatro in pietra.

Avendo fin dall’inizio ritenuto quest’ultima intenzione di difficile attuazione, quasi al confine tra il confronto serio con i cittadini e la pura demagogia, ci soffermammo invece sull’esigenza immediata di provvedere alla semplice gestione e manutenzione del sito. La nostra proposta ad assumerci noi stessi, a titolo gratuito, tale compito fu letteralmente bocciata dall’Amministrazione che, quasi infastidita, rispose dicendoci che si sarebbero occupati loro della questione.

A distanza di un anno siamo ritornati sul sito per constatare che neppure il semplice impegno alla manutenzione è stato mantenuto”.

Don Pino Carà