Mostra degli incunaboli
PIETRAPOERZIA. Sabato
sera con il taglio del nastro da parte di Eliana Emma, figlia prodigiosa del
sindaco Enzo e laureanda in scienze giuridiche internazionali all’università
di Siena, si è aperta la mostra dei 35
incunaboli della biblioteca comunale che fanno parte del “Fondo Antico”.La
mostra è stata preceduta da una conferenza tenuta dai professori Pietro
Scardilli e Salvatore Venezia, che hanno curato una pubblicazione su “Gli
incunaboli delle biblioteche comunali
della provincia di Enna”.
Nella dotta conferenza gli illustri studiosi hanno
affermato: “Nella Biblioteca Comunale di Pietraperzia, sono conservate 35
edizioni del Quattrocento (di una di esse, sono presenti due copie). Si tratta
di incunaboli stampati quasi tutti a Venezia, solo due provengono da officine
tipografiche straniere (Basilea, Norimberga). Il più antico risale al 1475, e
sono scritti tutti in latino. Gli argomenti riguardano soprattutto la filosofia
e la teologia. Della prima si segnalano: la Physica di Aristotele; gli Opuscula e il De civitate Dei
di Agostino e la Metaphysica di Avicenna; della seconda, la Summa theologica
di Sant’Antonino e i Libri quattuor sententiarum del Lombardo.
Il sindaco Vincenzo Emma ha illustrato il fondo antico
dellaa biblioteca comunale di Pietraperzia
ed ha affermata: “La storia del fondo antico della biblioteca è lunga e
travagliata. Nata col convento francescano di Santa Maria di Gesù, fu
arricchita nel corso dei secoli da volumi rari , manoscritti ed opere
acquistate nel napoletano, fino a raggiungere un considerevole numero di
volumi. Con la chiusura del convento fu
lasciata in balia di se stessa, fu in parte depredata, e rimase per parecchi
anni abbandonata alle intemperie.
Nel 1975 su sollecitazione
di alcuni studiosi locali, fu dal comune trasferita in nuovi locali per essere
restaurata e catalogata. Il patrimonio raro in libri che ne venne fuori fu
sorprendente. Rimanevano e vennero
censiti 3.650 libri, di cui 35 incunaboli, 307 cinquecentine, e 3.304 libri compresi tra il secolo XVI e
XIX fino al 1850. Dello scaffale in noce intarsiato che la conteneva oggi non
rimane traccia, probabilmente scomparso durante qualche lavoro di restauro
dell’edificio”
Don Pino Carà.