Chiude il Call Center
PIETRAPERZIA. Da quattro mesi è chiuso il call center
in cui vi lavoravano una settantina di ragazze, che disperatamente non hanno
capito il motivo della chiusura. Il tre agosto scadeva il contratto per le ragazze
e quindi la postazione fu chiusa; si pensava che avrebbe riaperto dopo le ferie
e quindi si aspettava la riapertura dopo il periodo delle feste. Indirettamente a
fine agosto le lavoratrice hanno saputo che il call center non avrebbe aperto.
La ditta che aveva l’appalto della Telecom non ha rilasciato comunicazioni
ufficiali. Quindi tutto fa presupporre una chiusura definitiva. Subito dopo la
chiusura abbiamo inteso la gestione e ci promise un comunicato stampa, che non
è mai arrivato.
Abbiamo
sentito dettagliatamente il sindaco Enzo Emma, che ha fatto l’impossibile per
salvare i posti di lavoro. “La ditta – dichiara il cardiologo Enzo Emma - ha
chiuso a nostra insaputa. Abbiamo tentato tutte le via possibili: diplomatiche
e personali. Purtroppo l’inesorabile è avvenuto, lasciando nella disperazione
le lavoratrici con le quali ho avuto motivo di parlare; ma un velo è calato su
questa vicenda. Poi è stata smobilita la struttura e quindi lo stabile è stato
lasciato vuoto. Noi, come amministrazione mettemmo a disposizione i locali
molto funzionali per la postazione; abbiamo fatto dei lavori per renderli
aggraziati, volevamo che questo gioiello di lavoro restasse in vita. I gestori
del col center hanno lasciato lo stabile. Abbiamo cercato soluzioni alternative,
ma con le ragazze una soluzione conducente sarebbe che si formasse una
cooperativa per la gestione. La situazione per il momento è quella di stallo”.
Abbiamo sentito
qualche ragazza che ha dimostrato amarezza di una chiusura che poteva essere
evitato perché il gruppo ha lavorato abbastanza bene.
Dopo un anno
di apertura la postazione dovette affrontare
una scabrosa situazione di danneggiamenti, che per certi versi scoraggiò i
gestori.
Del problema
si è interessato il comitato provinciale della sicurezza, il consiglio
provinciale ed il consiglio comunale. Si parlò di sostegno alla ditta, ma poi
la burocrazia ritardò eventuali finanziamenti.
Intanto 70 ragazze vivono la tragedia della
disoccupazione con prospettive buie.
Giuseppe Carà