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martedì 9 aprile 2013

TOURNET DI MADDALENA PER MARCO CAMENISCH



Tournée in bicicletta di Angelo Maddalena per chiedere la liberazione di Marco Camenisch.

 ANGELO MADDALENA
M
MARCO COMENISCH
 
 PIETRAPERZIA. Parte da Pietraperzia il 20 aprile e arriverà a Lugano, la tournée di Angelo Maddalena, in bicicletta, per chiedere la liberazione di Marco Camenisch.
       Queste le tappe della tournée: San Cataldo, Firenze, Lugano,  Casal Monferrato, Milano, Sestri Levante, Bologna e Torino, dove presenterà “Amico Treno non ti pago” alla Fiera del libro.
       Abbiamo intervistato il dottor Angelo Maddalena, laureato in “Scienze della Formazione”  alla cattolica di Milano con il massimo dei voti.
-Perché una tournée  per Marco Camenisch?
-“Ho scritto il mio primo monologo teatrale prendendo spunto dalla vicenda di Marco Camenisch, che è in carcere dal 1991, prima in Italia e poi, dal 2002, in Svizzera. Quando scrissi il monologo, c’era stata da poco la sentenza che stabiliva che Marco doveva uscire dal carcere nel 2011 o al massimo 2012, ma così non è stato.
-Come mai non lo fanno uscire?
-Di fatto, anche se può sembrare strano a chi non conosce l’ordinamento giudiziario svizzero, le accuse più “pesanti” degli ultimi anni sono due: il fatto che scrive e riceve “troppe” lettere e il fatto di sostenere che nel mondo esistono tensioni che possono portare a rivolte armate:  basta aprire un giornale o guardare un telegiornale per scoprirlo. Solo che egli lo dice da dentro un carcere; non si è mai dissociato dalle sue azioni, che non hanno mai colpito persone ma solo cose: strutture dell’industria elettronucleare in Svizzera, in un contesto in cui migliaia di persone agivano in tal senso negli anni ’70.
 Marco Camenisch afferma che  non ha intenzione di riprendere una lotta armata ed ha avuto la buona condotta giudiziaria.
Marco si  è anche dichiarato disponibile ad ottenere il regime di semilibertà, o lavoro esterno.
-Quali le sue considerazioni?
-Marco è un anarchico e un ecologista radicale, non a caso il libro con raccoglie i suoi scritti s’intitola “Acthung Banditen, Marco Camenisch e l’ecologismo radicale”. Il grido della terra ferita e avvelenata dall’industria nucleare e dal sistema industriale in generale, la coscienza individuale viva e forte, tutto ciò rende la sua figura e la sua testimonianza scomoda, “pericolosa”, ma è il “pericolo” dell’esistenza e della resistenza, quello che ci portiamo dentro e molti di noi non riescono o non vogliono vedere ed elaborare, e quindi chi lo fa anche per noi viene usato come capro espiatorio.
Giuseppe Carà