Scoperto monumento megalitico (monumento
preistorico formato da grossi blocchi di pietra) a Tornabè e presentato a
Bologna al IV congresso nazionale di geologia e turismo
PIETRAPERZIA. Scoperto monumento megalitico (monumento preistorico
formato da grossi blocchi di pietra) a Tornabè e presentato a Bologna al IV
congresso nazionale di geologia e turismo.
Il megalitico di Tornabè ho avuto congruo spazio
al IV congresso nazionale di “Geologia e Turismo” organizzato dalla regione Emilia-Romagna
tenuto a Bologna; questo monumento
megalitico è stato scoperto dal geologo Salvatore Palascino. Il monumento al
congresso è stato presentato dal prof. Mario Valletta dell’università della
Tuscia di Viterbo, dal prof. Enrico Giannitrapani dell’Università Kore di Enna
dal e dal Dr. Salvatore Palascino: i tre hanno redatto il documento che è stato
inserito negli atti del congresso.
La
scoperta ha suscitato notevole curiosità nella numerosa platea presente al
congresso per la sua originale struttura. Il Megalitico, che è il primo
scoperto in Sicilia, è stato visitato da numerosi convegnisti presenti a Bologna.
Salvatore
Palascino da vent’anni esercita la professione di geologo e recentemente è
stato nominato direttore generale della riserva naturale di Monte Pellegrino di
Palermo.
“Il monumento megalitico, per la sua
anomala posizione geologica - dichiara Salvatore Palascino - sarà
oggetto di più accurate indagini e di studi critici in occasione di future
campagne di scavo, finalizzate pure a confermare l'interpretazione di questo
particolare manufatto: esso è collocato a pochi metri di distanza dal primo
gruppo di tombe ipogee (che si sviluppa sottoterra) scavate nel gesso, in posizione dominante
rispetto al sottostante villaggio. In Sicilia mancano ad oggi testimonianze
certe di quello che è stato definito come il “fenomeno megalitico”; ben noto invece in Italia meridionale, in
Sardegna e, più in generale, nel Mediterraneo occidentale; però in varie parti
del bacino, è ben attestata la presenza di monoliti, lavorati e decorati con
raffigurazioni antropomorfe e zoomorfe, che sono lasciati allo stato naturale e vengono interpretati come possibili altari o monumenti
di culto”.
“L'analisi dei materiali archeologici,
lo studio delle diverse tipologie di sepolture e delle strutture abitative
presenti nel sito – conclude il geologo Palascino - indicano un arco
cronologico della frequentazione tra il III millennio a.C. e l'età greca (VII-V
sec. a.C.); già in questa zona è stata anche proposta l'identificazione del centro
indigeno di Krastòs, che è ricordato
dallo storico Filisto relativamente ad un intervento armato di Gela contro gli
Agrigentini.
Don Pino Carà