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mercoledì 21 marzo 2012

APPELLO DELLA PULVIRENTI ALLE ISTITUZIONI PER IL CALL CENTER

La Pulvirenti chiede aiuto





PIETRAPERZIA. La signora Rosaria Pulvirenti amministratore delegato della ditta M&G Call Center dopo un mese che le hanno distrutto la postazione di lavoro che teneva occupati 70 giovani  per la prema  volte chiede di essere sorretta per la riapertura dalla postazione.  Ha diramato  un documento che con signorilità ed eleganza esprime il rammarico di avere creato una realtà di precaria serenità nei giovani, ma che aveva cambiato la vita e gli umori di tanti giovani e di tante famiglia. In questo mese tutte le forze sociali, politiche e religiose presenti nel territorio hanno dato attestati di solidarietà  ed hanno condannato con durezza  il vile ed ignominioso atto. Di concreto solamente propositi, ma ancora non si vedono spiragli all’orizzonte.

       Nella finezza di un animo sensibile ed amareggiato, nonché sofferente per la questo atto che per Pietraperzia è una tragedia. Il proclama accorato è indirizzato: al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, al prefetto di Enna, al sindaco di Pietraperzia, al presidente del consiglio comunale, agli assessori e consiglieri comunali, al vicario di Pietraperzia, al vescovo della diocesi armerina ed alla stampa. Riportiamo il documento per intero per far capire l’amarezza di chi ha fatto un atto filantropico di spessore e poi è stata tradita:     

“Gentilissimi, sono un’imprenditrice Siciliana, da anni opero nel settore delle telecomunicazioni con servizi di Call / Contact Center telefonico rivolto alle aziende pubbliche e private.

Presente su Catania e Enna in un momento aimè di crisi economico/mondiale quando sia grandi ma a  maggior ragione i piccoli imprenditori chiudono perché allo stremo; assieme ai miei figli e a quanti hanno creduto in noi abbiamo continuato ad investire nella Nostra Sicilia, e precisamente nell’entroterra siciliana dove i giovani non hanno futuro, sono costretti ad emigrare, e, non avendo nulla da fare si abbandonano alla droga, all’alcool ed a tant’altre negatività che la vita momentaneamente ci riserva. Ho pensato di scrivere a tutti Voi in una giornata piena di sole, allietata dal cinguettio allegro e felice degli uccellini, quando nell’aria si comincia a sentire l’odore di primavera, della Santa Pasqua, e, gli animi si preparano psicologicamente a cercare la rinascita spirituale, la “Felicità”, dove ciascuno di noi si chiede: Sono Felice? E, man mano si convince che la “Felicità” non esiste, e vive nel suo ricordo. Perché Vi chiedo fare vivere i giovani nel ricordo della Felicità? I nostri giovani quasi un centinaio erano “felici”; tutti coloro che credevano nel nostro lavoro e ci circondavano erano Felici, ma allora? Nella notte tra il 10 e 11 febbraio la sede di Pietraperzia è stata quasi completamente distrutta danneggiando server, computer e sistemi informatici e quant’altro ci permetteva di svolgere il nostro lavoro professionalmente e

serenamente. Una ragazzata! Credo, penso, spero, presumo, perché non può essere altro, fatta magari in un momento di non Felicità, di sconforto di ubriachezza o di non so cosa. Una ragazzata ribadisco che da circa 40 giorni non ci permette di lavorare mettendo a rischio il lavoro non solo dei giovani di Pietraperzia, ma delle altre due sedi. Malgrado ad Enna e Catania si continui a lavorare non si ha più la voglia di essere Felici, di scherzare, di mettersi in gioco per produrre. Io e i miei figli ci sentivamo Felici perché come scriveva Alexander Dumas “più felice dei felici è colui che può fare la gente felice”.  Sicuramente non regalavamo nulla a nessuno, ma mettevamo i nostri giovani nelle condizioni di imparare un lavoro, davamo loro delle opportunità remunerative che in questo momento di profonda crisi economico/mondiale permetteva loro di essere autonomi, di non dipendere dalle loro famiglie che a loro volta erano anch’esse Felici di “sbarcare il lunario” come scriveva Giovanni Verga ne “ I Malavoglia”. Io, i miei figli e i nostri ragazzi non pensavamo di certo di tenere la Felicità per la coda, no volevamo correre il rischio che si potesse svincolare lasciandoci in mano la penna con la quale scrivo per chiederVi

Aiutooooooooooooooooooo. Non solidarietà, non cordoglio, non pubblicità, ridateci un dono universale “mai si e’ troppo giovani o troppo vecchi per conoscere la felicita’”

Perché a qualsiasi età è bello occuparsi del benessere anche del nostro prossimo.

noi l’avevamo fatto.

Vi prego staccate per un attimo la spina, dai Vostri innumerevoli impegni, per dedicarvi a noi; non ci vogliono più ore di quelle che fa l’orologio, basta un attimo, una vostra parola, e , sarete Felici anche voi facendo Felici gli altri. Perché: “ il Felice vuole solo vedersi dei felici attorno”.

Don Pino Carà