L’ALBERO DI
NATALE…
…E IL
PRESEPE:
TRADIZIONE
E STORIA
Ogni
anno, durante il tempo di Avvento, in coincidenza con la Solennità
dell’Immacolata, tutto il mondo può ammirare i capolavori artistici realizzati,
con paziente e prolungato lavoro, in una delle piazze più famose del mondo:
alberi giganteschi, donati al Santo Padre dalle più svariate parti del mondo,
sovrastano i meravigliosi Presepi realizzati affianco all’obelisco di Piazza san
Pietro. Tuttavia non tutti, anche tra i cattolici, conoscono bene la storia e la
simbologia legati a questi due segni che fanno percepire il clima natalizio;
anzi, qualcuno tra coloro che conoscono un poco di storia antica si chiede quale
possa essere il senso di affiancare un segno originariamente pagano (l’albero, o
meglio l’abete) ad una rappresentazione chiaramente ed esplicitamente legata
alla fede cristiana, quale il Presepe. La conoscenza della storia antica e
recente può aiutare a comprendere il profondo significato legato a tali segni ed
anche il senso (e l’importanza) del continuare a riprodurli nelle nostre case,
nelle nostre Chiese e nelle nostre piazze.
L’albero
di Natale è un simbolo antichissimo, di origine probabilmente nord-europea.
Moltissime nazioni pagane celebravano infatti il solstizio di inverno (che cade
il 21 Dicembre, ma molti popoli primitivi lo ritenevano coincidere col 25), tra
cui i Celti e, successivamente, i Romani. L’uso di allestire un abete (albero
sempre verde) era legato alla simbologia del trionfo e della rinascita della
natura (e della vita) contro la morte, simboleggiata dall’incombere del giorno
più corto dell’anno (appunto il 21 Dicembre). Quando i cristiani giunsero a
Roma, trovarono già ampiamente radicata la festa del “sole invitto” (celebrata
proprio il 25 Dicembre), divinità pagana che simboleggiava il trionfo del bene e
della luce sul male e sull’oscurità; colsero dunque l’occasione proprio da
questa tradizione pagana, per “evangelizzarla” e trasformarla in chiave
cristiana. Chi è infatti il vero Sole invincibile? È Cristo, Sole sorto da
Oriente per illuminare gli uomini, Vita che ha vinto la morte, Bene Sommo che ha
trionfato sul Male. Lo si può rappresentare come un abete? Certamente, perché
come l’abete è albero sempre verde che non può invecchiare, così Cristo, vero
Dio, è Re immortale nei secoli dei secoli. Inoltre, quelle che sono le attuali
decorazioni dei nostri alberi di Natale (per esempio le “palline” attaccate ai
rami), simboleggiavano i frutti degli alberi, quei frutti che sarebbero tornati
dopo l’inverno, che appunto proprio dopo il 21 Dicembre cominciava il suo lento
declinare fino a raggiungere il solstizio d’estate (tra il 21 e il 24 Giugno).
Ma Gesù non è il Frutto squisito e soavissimo del Santissimo Grembo di Maria? E
non ha detto di essere la Vite e noi i tralci? E non ci ha ricordato che un
albero si riconosce dai suoi frutti?
Il
Presepe venne molto dopo, solo con san Francesco d’Assisi, il quale, acceso
d’amore verso il Verbo incarnato, e volendo quasi toccare con mano l’abisso
della sua umiliazione e della sua povertà, nel Natale del 1223 volle che fosse
rappresentata al vivo (oggi lo chiameremmo “presepe vivente”) la scena
della Natività: e così fu fatto, come tutti sanno, a Greccio, piccola località
in provincia di Rieti. Da allora il Presepe ha fatto, per così dire, “irruzione”
in tutte le case e le Chiese dell’orbe cristiano, affiancando il segno ormai
“cristianizzato” dell’antico abete sempre
verde.
Dunque:
nel primo Millennio il Natale veniva celebrato utilizzando la simbologia
“cristianizzata” dell’albero; nel secondo millennio, il segno molto più
esplicito, del Presepe ha affiancato senza particolari problemi l’antico simbolo
della vita e del bene.
Le cose
sono però cambiate verso la fine del XX secolo. Infatti, come è noto, in Europa
si è assistito ad un progressivo e veloce abbandono della fede e della pratica
religiosa; si è passati da circa l’80% dei cattolici praticanti della prima metà
del XX secolo al 20, talora addirittura il 10% registrato verso la fine del
secondo millennio. Una vera e propria “rivoluzione laica”, che ha preteso (e
pretende tuttora, come recenti fatti di cronaca confermano) di far scomparire
perfino i segni che richiamano le origini cristiane dell’Europa: crocifissi
estromessi da scuole e uffici (anche con sentenze di illustri Tribunali…) fino
agli eventi tanto grotteschi quanto inquietanti accaduti gli scorsi anni in
Inghilterra, dove fu proibito di inserire perfino la parola Natale (“Christmas”)
sui biglietti di auguri! Cosa è successo, in questo contesto, ai simboli del
Natale?
Molti
presepi, purtroppo, sono “scomparsi”, mentre gli alberi hanno continuato a
proliferare, con un significato, però, totalmente diverso e
neopagano: l’albero è diventato il luogo dove si depongono i regali o
dove li depone “Babbo Natale”. Sono state, così, “rispolverate” leggende
pagane antiche, che, a differenza dei culti pagani antichi, sono però slegate da
ogni contenuto e significato religioso.
Come
hanno reagito i cattolici? Alcuni, convinti di dover opporsi a questa sorta di
neopaganesimo, hanno scelto dei messaggi forti: niente alberi nelle proprie
case, ma solo il Presepe; niente regali “consumistici”, ma piccoli pensierini a
sfondo religioso (un bel libro, un’icona, un quadro sacro, etc.). E’ una scelta
che non si può ovviamente considerare “normativa”, ma è indubbiamente una
coraggiosa e significativa reazione al tentativo di far
letteralmente scomparire il Cristianesimo non solo dalla società e dalla
cultura, ma anche dai cuori.
Non è
però questa l’unica via da percorrere. In Piazza san Pietro, infatti, si
continua a vedere l’albero affianco al Presepe. La Chiesa, infatti, oltre che
Maestra, è anche Madre e può fare (come di fatto, in questa circostanza, fa) la
scelta di continuare a valorizzare i simboli antichi, mantenendone però la
loro originaria carica e pregnanza spirituale: l’albero c’è,
ma affianca il Presepe.
Si può
dunque concludere che a Natale, nelle case dei cristiani non dovrebbe certamente
mancare il Presepe; lo scambio dei doni natalizi lo si dovrebbe
viverecristianamente, cioè, senza indulgere al consumismo, ricordarsi
vicendevolmente con lo scambio di piccoli doni (magari a sfondo sacro), il Dono
che il Padre ha fatto all’umanità, donandoci il Suo Figlio Unigenito. Se si
vuole si può affiancare l’albero al Presepe, purché lo si intenda come facevano
i cristiani del primo e secondo millennio. Fare soltanto l’albero, nel nostro
contesto attuale, potrebbe essere un modo, magari inconsapevole, con cui ci si
rassegna all’attuale subdola campagna diostracismo verso Cristo e la
Chiesa, presentata peraltro, falsamente, come indice di civiltà e di
rispetto verso chi la pensa diversamente. Gesù non si è mai imposto a nessuno;
ma, pur nelle sembianze povere e umili di Bimbo indifeso, ha voluto
mostrare il suo esserci e il suo offrirsi a chiunque desideri
accoglierlo.