IL DIVO GIULIO
Giulio Andreotti (Roma,
14 gennaio 1919
– Roma, 6 maggio 2013)
è stato un politico, scrittore e giornalista italiano. È stato uno dei principali esponenti
della Democrazia Cristiana,
protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo.
Senatore a
vita dal 1991, è stato il 16º, 19º e 28º Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica
Italiana e ha ricoperto più volte numerosi incarichi di governo:
- sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l'astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo della "non-sfiducia" (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro);
- otto volte ministro della Difesa;
- cinque volte ministro degli Esteri;
- tre volte ministro delle Partecipazioni Statali;
- due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria;
- una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.
È sempre stato presente dal 1945
in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale
all'Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948,
come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. È stato Presidente della Casa di Dante in Roma.
Il 2 maggio 2003
è stato giudicato per concorso
esterno in associazione mafiosa dalla Corte d'Appello di
Palermo, la quale lo ha assolto per i fatti successivi al 1980 e ha dichiarato
il non luogo a procedere per i fatti anteriori. Era stato assolto in primo
grado, il 23 ottobre 1999.
Nell'ultimo grado di giudizio, la II sezione penale della Corte di Cassazione
ha confermato la sentenza di appello, richiamando il concetto di "concreta
collaborazione" con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980,
presente nel dispositivo di appello. Il reato "ravvisabile" non era
però più perseguibile per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il
"non luogo a procedere" nei confronti di Andreotti.