Visualizzazioni totali

giovedì 24 febbraio 2011

CAMILLO RUINI, UNA VITA SINGOLARE

Ottant'anni. Ruini: «La mia fede, rispettosa ma ferma nella verità». 

                                  CAMILLO RUINI, UNA VITA SINGOLARE




Il Pontificio Seminario Minore è dietro al Vaticano, addossato alle sue mura. Il suo studio al quarto piano è tappezzato da una biblioteca imponente: patristica, teologia, filosofia. Alcuni libri sono un po’ consunti, lungamente negli anni compitati. Lui è uguale a sempre, gli occhi chiari e acuti sul viso magro. Oggi, sono ottant’anni. «Sto bene – sorride – solo l’insonnia mi disturba un po’». Non sembra curarsi granché, di questo compleanno. Troppo da fare: la responsabilità del Progetto culturale, la Fondazione Benedetto XVI, la presidenza della Commissione su Medjugorje, «E poi studio» dice. Cosa, Eminenza? «Studio attorno al tema di Dio. In autunno comincerò a scrivere un libro sulla ragionevolezza della fede in Dio».


Camillo Ruini, classe 1931, sacerdote a ventitré anni, vescovo, poi cardinale, presidente della Cei per 16 anni, dal 1991 al 2007. Una vita per la Chiesa. Eppure la sua vocazione somiglia più a quelle dei seminaristi di oggi, che del passato. Sassuolo, provincia di Reggio Emilia, anni Trenta: una famiglia borghese, una dinastia di medici. Credenti, ma non ferventi praticanti. Il ragazzo Ruini legge a 13 anni, nella Vulgata, in latino, i Vangeli. Ne resta affascinato. A sedici anni entra nell’Azione Cattolica. Poi improvvisamente sceglie, sarà sacerdote. I genitori ostili a quell’idea, e angosciati: si aspettavano un medico, o una laurea, una sicura professione. E invece prevale la seduzione di una fede liberamente riscoperta, e difesa in appassionate discussioni, al liceo, con il professore di filosofia.


Fai il conto: aveva 14 anni alla fine della guerra, entrava in Ac nel 1947. Anni pesanti. Cosa ricorda, di quell’alba della Repubblica? «In Emilia, negli anni 1944-46, il clima da guerra civile. Dieci preti assassinati in pochi mesi. Il dolore del vescovo di Reggio, Socche, contro questa strage, il suo pastorale battuto contro il pavimento del Duomo, nel grido: "Basta!"». In questo clima a 18 anni Ruini decide che con Dio vuole mettere tutto se stesso in gioco. Laureato alla Gregoriana, ordinato, torna a Reggio a insegnare filosofia e teologia.