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venerdì 11 febbraio 2011

Mons. Pennissi commemora Cirrincione

Mons. Pennissi commemora Cirrincione
Il vescovo Michele Pennisi
        Oggi  11 febbraio, alla presenza della sorella, dei parenti ricordiamo  il   nono anniversario della morte di S.E. Mons. Vincenzo Cirrincione, venuto improvvisamente a mancare  proprio in questo  luogo l’indomani della  memoria della Madonna di Lourdes giorno in cui egli aveva visitato i malati presso l’Ospedale di Piazza Armerina in occasione della giornata del malato.
        Il Signore che aveva detto “ero malato  e mi avete visitato” e “qualunque cosa avete fatto ad uno dei più piccoli dei miei fratelli l’avete fatto a me” avrà detto anche al nostro fratello Vincenzo “Vieni benedetto dal Padre mio, ricevi  in eredità il regno preparato per te fin dalla fondazione del mondo”.
La  memoria liturgica dell'apparizione della Madonna Immacolata a Lourdes è un invito, alla preghiera, alla conversione e alla carità. A Lourdes la Madonna , madre premurosa che viene incontro alle attese dei suoi figli, continua a manifestare il suo amore materno specialmente verso  gli ammalati e a farsi presente con costante sollecitudine verso tutti coloro che soffrono, ottenendo per essi la salute dell’anima e del corpo.
Nella prima lettura il profeta Isaia annuncia un’era nuova di gioia e di consolazione per la fine dell’esilio e parla di Gerusalemme come una madre che nutre, porta in braccio, accarezza e consola i suoi figli. Per  noi la nuova Gerusalemme è la Chiesa nostra madre, di cui Maria SS. è singolare membro, sua figura e modello nella fede e nella carità e  anche  come scrive S. Agostino” veramente madre delle membra(di cristo)… perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della chiesa, i quali di quel capo sono le membra”(De S. Virginitate 6 cfr. LG ,53).
          Il Vangelo di oggi ci riferisce il primo dei segni miracolosi di Gesù. "il segno di Cana", dove  è presente la madre di Gesù, la quale compie una funzione benefica in favore degli sposi in difficoltà.
          Lo sguardo di Maria è uno sguardo penetrante, capace di accorgersi e di prevenire l'imbarazzo degli sposi ai quali viene a mancare il vino durante il banchetto nuziale, capace di leggere nell'intimo del cuore di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e farli venire alla luce e indovinarne con l'intuito della madre le scelte. Maria spinge Gesù a iniziare la sua missione con un segno di amore apportatore di gioia e di novità.
          A Cana è presente in germe la Chiesa che si presenta come la comunità dei discepoli del Signore che nella fede aderiscono a Gesù Cristo, mettono in pratica i suoi precetti, si fanno attenti alle necessità dei fratelli e nella concordia pregano ed affrettano l'avvento del Regno di Dio. La Chiesa è vista come la sposa amata per la quale ogni giorno lo Sposo prepara il convito nuziale.
Oggi le nostre vecchie giare vuote, simbolo di un egoismo triste e di un legalismo sterile e incapace di salvare l'uomo, vengono riempite dalla novità gioiosa della donazione totale di Cristo, che nell'Eucaristia compie per noi un miracolo più strepitoso di quello di Cana e chiede a noi una fede più ardita di quella che ebbero i suoi discepoli: riconoscere ne pane e nel vino il suo corpo donato e il suo sangue sparso come segno efficace della nuova ed eterna alleanza fra Dio e l'umanità.
        Noi oggi offrendo oggi il sacrificio della Pasqua di Cristo rinsaldiamo la comunione esistente fra tutte le membra del Corpo di Cristo, perché Mons. Cirrincione  ne riceva un aiuto  spirituale  e continui ad essere unito a noi nella carità che non avrà mai fine.
Il Santo Padre Benedetto XVI nella enciclica sulla speranza ha scritto sul nostro rapporto con i nostri cari  morti: “Alle anime dei defunti può essere dato “ristoro e refrigerio” mediante l’Eucaristia, la preghiera e l’elemosina. Che l’amore possa giungere fin nell’aldilà, che sia possibile un vicendevole dare e ricevere, nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto oltre i confini della morte, è stata una convinzione fondamentale della cristianità attraverso tutti i secoli e resta anche oggi una confortante esperienza” (Benedetto XVI°, Spe salvi,48).
L'eucaristia come rendimento di grazie in memoria dei defunti è una testimonianza importante per il nostro tempo in cui  la morte viene spesso ricordata con fatalismo senza una prospettiva illuminata dalla nostra fede in Gesù Cristo morto e risorto e dalla speranza cristiana nella vita eterna , che è il destino ultimo della nostra vita.
Noi oggi  siamo invitati a ringraziare il Signore per   mons. Vincenzo Cirrincione, che  è stato uomo di fede che ha aiutato la nostra Chiesa a rinnovarsi nello spirito del Concilio Vaticano II.
         Mons. Cirrincione ha amato la  nostra Chiesa, Sposa dell'Agnello, come sposo fedele ed innamorato.
        Oggi noi vogliamo esprimere  ancora una volta  la nostra riconoscenza  a mons. Cirrincione per le sue doti di Pastore  appassionato nel cementare la comunione,  nell’animare la missione e nella testimonianza della carità fattiva ,  seguendone gli esempi e continuandone l'opera  di evangelizzazione,  di santificazione, di servizio al popolo di Dio animato dalla carità pastorale.
                In questa celebrazione, nella quale il Signore ci manifesta la sua misericordia e ci offre la sua riconciliazione attraverso il sacrificio del suo Figlio, noi siamo chiamati a celebrare la nostra fede pasquale, a rinsaldare la nostra speranza nella vita eterna ad attuare la nostra carità.
 Noi  oggi nel   nono anniversario del passaggio alla vita eterna di Mons. Vincenzo Cirrincione vogliamo  non solo ricordarne la memoria ma vogliamo pregare  per lui e con lui che esulta nella liturgia del cielo, alla quale noi partecipiamo attraverso questa liturgia terrena,  in attesa di essere accomunati dalla partecipazione allo stesso banchetto delle nozze dell'Agnello nella celeste Gerusalemme.