venerdì 10 giugno 2011
AFORISMA DI NICOLETTA NONNA 12 giugno 2011
“NIHIL
EST ALIUD BENE ET BEATE VIVERE , NISIHONESTE ET RECTE VIVERE”
(CICERONE)
IL
VIVERE BENE E FELICEMENTE NON E' ALTRO CHE VIVERE ONESTAMENTE E
RETTAMENTE
Chi
vive di fede nel Divino trova la bellezza delle
virtù
Don
Pino
Marco
Tullio Cicerone
, nato nel 103 a. C., fu un celebre oratore e
uomo politico dell'ultimo periodo della Repubblica romana. Rappresentò una delle
figure più rilevanti di tutta l'antichità. La sua vastissima produzione
letteraria comprende orazioni politiche , scritti di filosofia , retorica ed
offre un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni
della Repubblica.
D'altronde
lo scopo stesso delle sue opere filosofiche é dare una solida base ideale,
etica, politica a una classe dominante (gli “optimates”, ossia “i
migliori,” gli aristcratici) il cui bisogno di un ordine non si traduca in
ottuse chiusure, cui il rispetto per la tradizione nazionale (“mos
maiorum”, gli usi e i costumi degli antenati) non impedisca l' assorbimento
della cultura greca; una classe che l' assolvimento dei doveri verso lo Stato
non renda insensibile ai piaceri di quello stile di vita garbatamente raffinato
che riassume il termine di
“humanitas”, vale a dire una forma di benevolenza e filantropia
tra gli uomini .
Cicerone
fu un antiepicureo, contrario alla filosofia dell'epicureismo che propugna la
fuga dal dolore e la ricerca del piacere.
Secondo
lui vivere bene equivale a condurre un' esistenza con
onestà
e rettitudine, non a ricercare le soddisfazioni mondane.
Egli
affermò , a tal riguardo, che: “Breve tempus aetatis, satis vero longum ad
bene honestumque vivendum”, ossia “ Breve é
il tempo della vita, ma è abbastanza lungo per vivere bene ed onestamente
".
Integrità
morale, irreprensibilità, correttezza, lealtà rappresentano i requisiti per una
vita felice. La probità é di fondamentale importanza per un'esistenza serena
degli individui. Il “vir probus” ,ossia l' uomo virtuoso, conduce una vita
migliore rispetto a chi si dedica ad una ricerca affannosa del
piacere.
Tale
concezione filosofica ed antropologica di Cicerone può essere applicata, dopo
milenni, alla fede che noi professiamo.
Secondo
il Cristianesimo è felice l'uomo che non persegue gli aspetti mondani, il
piacere, i beni materiali , in quanto sono effimerie
destinati a perire. La felicità si può ragiungere in Dio, che é gioia,
pace, amore. Anche i cristiani devono comportarsi con rettitudine, seguire i
Comandamenti, ascoltare la Parola di Dio e viverla ogni giorno per conseguire la
meta che è la salvezza e , quindi, il Regno dei Cieli.
Coloro
che non seguono la retta via e si allontanano dal Padre, credendo di essere
autosufficienti e non avere bisogno di Lui, dedicandosi alla vita vana e fugace
del mondo, si condannano da soli ad un destino di eterna
infelicità.
Nicoletta
Nonna