La Terruccia
torna alla sue origine storiche
PIETRAPERZIA. Il sindaco Enzo Emma
ha conferito incarico professionale per
attività di progettazione definitiva per i “Lavori di riqualificazione urbana
del quartiere Terruccia”. L’incarico è stato affidato all’architetto Daniela
Vaccaro che aggiornerà secondo le norme vigenti il progetto depositato in
comune nel 1993 dall’ing. Giusepe Profeta.
“La
rivalutazione del quartiere Terruccia – dichiara il sindaco Enzo Emma – fa
parte del nostro programma amministrativo. Siamo in fase operativa per la
metanizzazione di detto quartiere, la cui nascita risale al medioevo ed è alla
falde del castello dei Barresi ed era il completamente organizzato dal Vassallo
che abitava l’antico maniero”.
“Il quartiere – continua il dottor Emma – mantiene
molto della sua identità medioevale. Piazza Terruccia fu la prima del paese ed
era il punto centrale del vita sociale del paese: si può parlare di antica
agorà. In detto quartiere, come in tutto
il paese, vi sono molte abitazioni non abitate; globalmente sono mille e 300.
Ora abbiamo una norma operativa di affidare le case sfitte a persone che si impegnino a restaurarle. La Terruccia è il
centro storico del paese; quindi pensiamo di accedere ai fondi regionali
dell’Unione Europea. Stiamo creando le premesse della svolta e della
“rinascita” del nostro paese. Possiamo affermare che la nostra è una
amministrazione dinamica e quindi non esiste la politica del rinvio e della
stasi. I problemi vengono affrontati con tempestività ed avviati a soluzione”.
L’orientamento del prima progetto redatto
dall’ing. Giuseppe Profeta si è caratterizzato per il restaura dell’esistente.
In atto lo scempio perpetrato dai blocchi rossi di cava arenaria e le case
diroccate e fatiscenti per vetustà hanno gravemente compromesso la peculiarità
del quartiere. Il borgo medioevale del quartiere Terruccia ed il suo maniero
saranno una realtà unica in tutta la Sicilia, che è stata devastata dalle
dominazioni che cominciarono con i
Sicani fino a raggiungere quella dei Borboni, abbattuta da Giuseppe
Garibaldi, con la spedizione dei
“Mille”.
Don Pino Carà