Ristrutturazione del convento di
Santa Maria
L'ARCHITETTO
GIUSEPPE PAOLINO
L'ANTICO CHIOSTRO
PIETRAPERZIA. Il sindaco Vincenzo Emma ha affidato
l'incarico di progettazione per la ristrutturazione e recupero dell'edificio
comunale “Ex convento frati francescani Santa Maria di Gesù”. L’incarico
è stato affidato tramite concorso pubblico e si vogliono
avviare le procedure per il finanziamento dell’opera attraverso la
partecipazione a bandi di gara regionali, nazionali o europei. Dai risultati
del bando si è rilevato che l’offerta di maggior ribasso è risultata quella
formulata dall’architetto Giuseppe Paolino. La somma stanziata
dall’amministrazione per il progetto di massima è di ventimila euro.
Per l’amministrazione il sindaco Enzo Emma dichiara: “
Noi vogliamo recuperare e far rivivere questo ex convento come alle sue
origini: nascerà un centro di aggregazione culturale con biblioteca, museo e spazi
espositivi, e luoghi di supporto e dibattito sociale”.
Da anni le varie
amministrazioni che si sono avvicendate, hanno avuto nel loro programma
amministrativo l’idea dii far rivivere questo immobile di indubbio
pregio. Il convento fu realizzato nel 1636, grazie al copioso lascito fatto
dalle sorelle Maria e Francesca Santigliano, quest’ultima fu moglie del
governatore del paese.
Il fabbricato nel 1862
venne requisito dallo Stato e ceduto al comune. Nel tempo è stato adibitosi a
diversi usi: stazione dei carabinieri, dazio di consumo, carcere, scuola ed
altro.
“ Oggi l'edificio –
dichiara il progettista Giuseppe Paolino - mantiene esternamente il suo aspetto
originario; mentre all'interno ha subito una pulizia strutturale ossia
una devastazione tale che risulta quasi persa l’identità costruttiva del
convento di Santa Maria. A piano terra il chiostro ha mantenuto l'aspetto
originario; elemento estremamente suggestivo è il porticato: su tutti e
quattro i lati ci sono inseriti archi che scandiscono i dipinti murali.
Nell'area del cortile interno e al piano primo, l'identità strutturale è stata
ripensata nell'intervento degli anni '80 con tecniche e materiali quali il
cemento armato; con questi atti il convento ha perduto la sua originalità
e si presenta come uno spazio privo d’identità”.
Don Pino Carà