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venerdì 29 aprile 2011

RESTAURO CASTELLO BARRESI - BRANCIFORTE

 Richiesta finanziamento
 per il Castello Barresi
UNA TORRE DEL CASTELLO

PIETRAPERZIA. “Abbiamo presentato istanza - comunica il sindaco Vincenzo Emma – all’assessorato regionale delle infrastrutture, della mobilità e dei trasporti per aver finanziato i lavori di progettazione del castello Barresi – Branciforti per il quale abbiamo prevista una spesa per due milioni di euro, con la quale somma renderemo fruibile la visita all’antico maniero. Questa nostra richiesta entra nel contesto dell’attenzione che ho dato ai beni culturali; siamo attivati per una serie d’interventi e sono certo che siamo alla svolta dell’economia del nostro paese. Sto seguendo un progetto grandioso: la rinascita del’economia del nostro paese. Alla Regione stiamo chiedendo la somma di circa cento mila euro e già abbiamo formalizzato tutta la pratica che è stata consegnato all’assessorato”. La delibera di giunte è stata approvata dal sindaco Vincenzo Emma e dagli assessori Cristina Guarneri e Paolo Di Marca. Molto composita la storia del castello. Il castello Barresio attualmente è proprietà del comune di Pietraperzia, che n’è venuto in possesso per usucapione. Gli ultimi ad averne il possesso furono i principi Lanza di Trabia. L'opera prende inizio l'anno 1060, quando al seguito di Ruggero il Normanno, ultimo rampollo dei conti d'Altavilla arriva a Pietraperzia Abbone Barresi, il quale era uno dei più nobili commilitoni, al quale per meriti acquisiti nella lotta contro i Saraceni gli fu affidata la signoria del territorio di Pietraperzia e d’altri territori della Sicilia. La famiglia Barresi con alterne vicende tenne il maniero sino al 1571; in seguito divenne possesso dei Branciforti e nel 1897 passò ai Lanza di Trabia. I Lanza nel dopo guerra presero dal castello tutte le cose più preziose e li portarono a Palermo; avevano chiesto un intervento dello stato e non avendo avuto risposta privarono il castello delle cose più caratteristiche. Ai tempi del vaiolo (epidemia letale) il castello fu adibito a lazzaretto, mentre dall'inizio dell'ottocento fu affittato al comune che lo adibì a prigione fino al 1906 anno in cui fu trasferita nell'ex convento di Santa Maria. La scomparsa ufficiale del castello si può fare risalire al 20 aprile del 1927, quando con delibera comunale, fu approvato il progetto dell'alimentazione idrica dell'abitato (cioè la vasca dell'acqua). Il castello si erge maestoso lungo il perimetro di una roccia calcarea, nella quale i Sicani ed i Siculi avevano scavato diecine di tomba. La roccia si presenta piena di buchi ed è per questo motivo che il castello viene chiamato anche di Pietraperciata e con lo stesso nome fu chiamato il borgo sottostante.

Don Pino Carà