Benedetto XVI ha preseduto il rito, celebrato anche quest’anno nella suggestiva cornice del Colosseo. Nei testi, scritti da una monaca, si è anche fatto memoria della persecuzione “contro i suoi servi e discepoli” e “nei confronti di Pietro”.
Roma (AsiaNews) – La croce ci invita a rinnovare la nostra vita, “in ogni situazione della nostra vita, della storia del mondo, Dio è capace di donarci una vita nuova” e “nella morte c’è il germe di una nuova speranza di vita”. E’ l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto ai cristiani questa sera, al termine del rito della Via Crucis, celebrato al Colosseo, davanti a forse 40mila persone.
Il Papa, che ha presieduto il rito, ha detto che “nella notte del silenzio”, nella notte della croce “che porta in sè il dolore dell’uomo rifiutato, oppresso, schiacciato”, “carico del dolore del male, del eccato dell’uomo”, “rimane davanti ai nostri occhi un crocifisso che sembra segnare la sconfitta definitiva di colui che aveva portato la luce, portato la forza del perdono, invitato a credre all’amore di Dio per ogni uomo”, un uomo “disprezzato”, “sta davanti a noi l’uomo dei dolori”, ma “contempliamolo con uno sguardo più profondo” non è la vittoria della morte, del peccato, del male, ma il segno luminoso dell’amore, “della vastità dell’amore di Dio”, che “si è abbassato fino a noi, fino a giungere nell’angolo più buio della nostra vita”.
“Fissiamo il nostro sguardo – l’invito finale di Benedetto XVI - su Gesù crocifisso: illumina il nostro cuore perchè possiamo seguirti sul cammino della croce, fa morie in noi l’uomo vecchio, legato al peccato, trasformaci in uomini nuovi traformati dal tuo amore”.
Fra i temi dei testi della celebrazione, c’è stato anche un riferimento alle persecuzioni contro i cristiani. Alla settima stazione, infatti, quando Gesù cade per la seconda volta, la riflessione è stata: “Sul legno della nostra salvezza gravano non solo le infermità della natura umana, ma anche le avversità dell’esistenza. Gesù ha portato il peso della persecuzione contro la Chiesa di ieri e di oggi, quella che uccide i cristiani in nome di un dio estraneo all’amore e quella che ne intacca la dignità con «labbra bugiarde e parole arroganti». Gesù ha portato il peso della persecuzione nei confronti di Pietro, quella contro la voce limpida della «verità che interroga e libera il cuore». Gesù con la sua Croce ha portato il peso della persecuzione contro i suoi servi e discepoli, contro coloro che rispondono con l’amore all’odio, con la mitezza alla violenza. Gesù con la sua Croce ha portato il peso dell’esasperato «amore di sé che giunge al disprezzo di Dio» e calpesta il fratello.
E un segno delle sofferenze è stato dato anche nella scelta dei portatori della croce, oltre al cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, a una famiglia romana, Armando e Anna Stridacchio con i 5 figli e adue monache agostiniane ci sono stati un malato sulla sedia a rotelle, accompagnato da un barelliere e una sorella assistente dell'Unitalsi, due frati della Custodia di Terra Santa, una famiglia dell'Etiopia, un frate francescano egiziano ed una ragazza egiziana., Samira Sidaros. .
I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest'anno sono stati composti da suor Maria Rita Piccione, dell'Ordine di Sant'Agostino, del Monastero dei Santi Quattro Coronati in Roma. E’ la terza volte che una donna ha scritto i testi delle meditazioni lette durante la Via Crucis presieduta dal Papa. La prima fu, nel 1993, madre Anna Maria Canopi, badessa benedettina, a redigere i testi delle meditazioni e delle preghiere. Seguiranno nel 1995 la monaca protestante Minke de Vries.