Palascino chiarisce
PIETRAPERZIA.
Sul rimborso di 115 mila euro che
l’avvocato Luigi Palascino, ex sindaco del paese per un ventennio si è scritto
tanto con dovizie di particolari a volte inesatte a detta dell’interreato. Quindi
ci ha mandato una missiva affinché anche
lui da interessata possa dire la sua. E’ ovvie che sono la dichiarazione di
Gino Palascino e non del giornale. Nella lettere l’ev sindaco afferma: “Ho
letto giorno 27/scorso una notizia sul vostro giornale che mi riguarda e mi da
l’occasione di precisare alcune verità che l’articolista non conosce. La
sentenza della Corte dei Conti in grado di appello è stata emessa il 12 gennaio
2012 e pubblicata un mese dopo. Affermo, con senso di responsabilità, che la
sentenza è stata ingiusta nei miei confronti ed è conseguenza di una sentenza
del Tribunale civile di Enna per un processo svoltosi tra il Comune di
Pietraperzia e la Dott.ssa Di Gregorio Giovanna, Comandante dei Vigili Urbani,
che ha percepito la somma di oltre 100.000 Euro, mentre gliene sarebbero
spettati solo 17.000, quale differenza tra lo stipendio di dirigente e quanto
incassato quale dipendente comandante dei vigili. Un errore del Tribunale che
sarebbe stato corretto sicuramente dalla Corte di Appello se l’avvocato del
Comune avesse presentato l’appello nei termini di legge. Ciò non è avvenuto e
io che in quattro mandati di Sindaco mi sono sempre distinto per la mia
correttezza e per il rispetto degli impegni assunti, debbo pagare anche per le
colpe degli altri. Io, che non mi sono impossessato mai di una lira o di un
centesimo, non avrei mai immaginato che, dopo oltre ventidue anni di
Amministratore con funzioni di Sindaco, consigliere comunale, consigliere
provinciale dovessi chiudere la mia attività politica, svolta sempre al
servizio della gente e a garanzia delle casse comunali, con una condanna al
pagamento di circa 120.000,00 Euro in favore del Comune, cui ho fatto
risparmiare tante risorse per una gestione sempre oculata, rispettosa della
legge, dei dipendenti e di quanti hanno potuto godere della mia attività svolta
sempre all’insegna della giusta correttezza amministrativa al servizio di
tutti.
Io
quindi debbo pagare l’importo di una condanna del Tribunale civile dove non
sono mai stato parte in causa. Debbo pagare gli errori dell’Amministrazione del
tempo che si è disinteressata della causa. Pago gli errori dell’Avv. difensore
della amministrazione che non ha presentato l’appello nei termini di legge,
facendosi dichiarare inammissibile l’appello stesso. Pago anche per gli
assessori che votarono assieme a me la delibera n. 270 del 31/12/2001, relativa
alla riorganizzazione degli uffici e servizi, con la quale furono ridotti i
dirigenti da 7 a 5 facendo risparmiare al Comune oltre 17.000 Euro all’anno.
Pago per essere stato sollecito nell’inviare la lettera di produzione documenti
l’ultimo giorno del mio mandato, nel 1997,
per assumere alle dipendenze comunali anche la D.ssa Di Gregorio.
Pago per non essermi dedicato alla
mia professione e alla mia famiglia cui ho sottratto tanto tempo per metterlo
al servizio degli altri, poco o nulla riconoscenti.
Pago
per aver condiviso le varie leggi finanziarie che consigliavano gli
amministratori di ridurre le spese di gestione, contraendo le figure apicali, facendo
così risparmiare al Comune, con la suddetta delibera 270/2001 oltre 91.000,00
€, portando da 7 a 5 i capo-settori.
Questo
però non interessa alla Corte dei Conti, tanto quei giudici non pagano. Con la
loro sentenza hanno determinato un indebito arricchimento delle casse comunali,
così come la sentenza del Tribunale di Enna aveva determinato un indebito
arricchimento. La Corte dei Conti ha emesso una sentenza che è di monito
soltanto a chi vuol mettersi al servizio degli altri, onestamente. La sentenza non ha esaminato tutti i miei
motivi di appello di merito, negandomi giustizia.
Pagherò
con certezza, convinto di dover seriamente patire delle difficoltà. Vivrò, pur
in difficoltà economica, a testa alta, con l’orgoglio della persona corretta e
con la grande dignità di aver dato sempre lustro alla mia toga e alla mia
funzione di Sindaco, apprezzato dalla gente e purtroppo vilipeso dalla
giustizia.
Mi
rivolgerò ancora alla Corte dei Conti di Appello per un ricorso in revocazione
e al Tribunale civile per una opposizione di terzo. Voglio giustizia!”.
Giuseppe Carà
PIETRAPERZIA.
Sul rimborso di 115 mila euro che
l’avvocato Luigi Palascino, ex sindaco del paese per un ventennio si è scritto
tanto con dovizie di particolari a volte inesatte a detta dell’interreato. Quindi
ci ha mandato una missiva affinché anche
lui da interessata possa dire la sua. E’ ovvie che sono la dichiarazione di
Gino Palascino e non del giornale. Nella lettere l’ev sindaco afferma: “Ho
letto giorno 27/scorso una notizia sul vostro giornale che mi riguarda e mi da
l’occasione di precisare alcune verità che l’articolista non conosce. La
sentenza della Corte dei Conti in grado di appello è stata emessa il 12 gennaio
2012 e pubblicata un mese dopo. Affermo, con senso di responsabilità, che la
sentenza è stata ingiusta nei miei confronti ed è conseguenza di una sentenza
del Tribunale civile di Enna per un processo svoltosi tra il Comune di
Pietraperzia e la Dott.ssa Di Gregorio Giovanna, Comandante dei Vigili Urbani,
che ha percepito la somma di oltre 100.000 Euro, mentre gliene sarebbero
spettati solo 17.000, quale differenza tra lo stipendio di dirigente e quanto
incassato quale dipendente comandante dei vigili. Un errore del Tribunale che
sarebbe stato corretto sicuramente dalla Corte di Appello se l’avvocato del
Comune avesse presentato l’appello nei termini di legge. Ciò non è avvenuto e
io che in quattro mandati di Sindaco mi sono sempre distinto per la mia
correttezza e per il rispetto degli impegni assunti, debbo pagare anche per le
colpe degli altri. Io, che non mi sono impossessato mai di una lira o di un
centesimo, non avrei mai immaginato che, dopo oltre ventidue anni di
Amministratore con funzioni di Sindaco, consigliere comunale, consigliere
provinciale dovessi chiudere la mia attività politica, svolta sempre al
servizio della gente e a garanzia delle casse comunali, con una condanna al
pagamento di circa 120.000,00 Euro in favore del Comune, cui ho fatto
risparmiare tante risorse per una gestione sempre oculata, rispettosa della
legge, dei dipendenti e di quanti hanno potuto godere della mia attività svolta
sempre all’insegna della giusta correttezza amministrativa al servizio di
tutti.
Io
quindi debbo pagare l’importo di una condanna del Tribunale civile dove non
sono mai stato parte in causa. Debbo pagare gli errori dell’Amministrazione del
tempo che si è disinteressata della causa. Pago gli errori dell’Avv. difensore
della amministrazione che non ha presentato l’appello nei termini di legge,
facendosi dichiarare inammissibile l’appello stesso. Pago anche per gli
assessori che votarono assieme a me la delibera n. 270 del 31/12/2001, relativa
alla riorganizzazione degli uffici e servizi, con la quale furono ridotti i
dirigenti da 7 a 5 facendo risparmiare al Comune oltre 17.000 Euro all’anno.
Pago per essere stato sollecito nell’inviare la lettera di produzione documenti
l’ultimo giorno del mio mandato, nel 1997,
per assumere alle dipendenze comunali anche la D.ssa Di Gregorio.
Pago per non essermi dedicato alla
mia professione e alla mia famiglia cui ho sottratto tanto tempo per metterlo
al servizio degli altri, poco o nulla riconoscenti.
Pago
per aver condiviso le varie leggi finanziarie che consigliavano gli
amministratori di ridurre le spese di gestione, contraendo le figure apicali, facendo
così risparmiare al Comune, con la suddetta delibera 270/2001 oltre 91.000,00
€, portando da 7 a 5 i capo-settori.
Questo
però non interessa alla Corte dei Conti, tanto quei giudici non pagano. Con la
loro sentenza hanno determinato un indebito arricchimento delle casse comunali,
così come la sentenza del Tribunale di Enna aveva determinato un indebito
arricchimento. La Corte dei Conti ha emesso una sentenza che è di monito
soltanto a chi vuol mettersi al servizio degli altri, onestamente. La sentenza non ha esaminato tutti i miei
motivi di appello di merito, negandomi giustizia.
Pagherò
con certezza, convinto di dover seriamente patire delle difficoltà. Vivrò, pur
in difficoltà economica, a testa alta, con l’orgoglio della persona corretta e
con la grande dignità di aver dato sempre lustro alla mia toga e alla mia
funzione di Sindaco, apprezzato dalla gente e purtroppo vilipeso dalla
giustizia.
Mi
rivolgerò ancora alla Corte dei Conti di Appello per un ricorso in revocazione
e al Tribunale civile per una opposizione di terzo. Voglio giustizia!”.
Giuseppe Carà