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lunedì 30 aprile 2012

UNA PIAZZA A DOROTEA BARRESI VICE REGINA

I RELATORI


IL PRIMO CITTADINO

PIETRAPERZIA. Lo spiazzo davanti la Chiesa Madre ci chiamerà “Piazza Dorotea Berresi”. E’ stata la proposta che è stata fatta a chiusura del seminario tenuti da illustri cattedratici sulla “Vice Regina di Napoli”.L’iniziativa è stata concretizzata dall’assessore alla cultura Luigi Guarneri, vice sindaco. La proposta della titolazione della piazza è stata fatta dai cattedratici ed è stata fatta propria dal sindaco Vincenzo Emma.
       Il seminario celebrativo è stato celebrato in chiesa madre ed anche il parroco Giuseppe Rabita ha annunziato di spostare in un posto più visibile il mausoleo di Matteo Barresi. A Dorotea Barresi è stato riconosciuta la leadership della storia di Pietraperzia.
       Il seminario ha avuto per titolo “Juan De Zuniga y Requenses, Ministro Universale e la consorte Dorotea Barresi, principessa di Pietraperzia, due Grandi di Spagna, al servizio della corte imperiale di Filippo Secondo D’Asburgo”. Ha preseduto i lavori il sindaco Enzo Emma e hanno illuminato la serate gli illustri astri della cultura: Salvatore La Monica,  Vittorio Ricci, Giuseppe Barbaccia,  Rosario Moscheo, Lina Scalisi Luigi Guarneri che ha chiuso i lavori. Presentatrice è stata insegnante Mariella Vinci, eclettica di alto spessore culturale. Tra gli ospiti il luogotenente Pasquale Tumminaro, il maggiore Giovanni Di Gregorio,m la presidente del consiglio Maria Rosa Giusa, gli assessori e di consiglieri. Non sono mancati i cultori di tradizione popolari del paese.
Nel contesto dal dato culturale il presidente dell’Archeoclub Andrea Rapisardi scrive: “Girolamo Barresi, marchese di Pietraperzia e Antonia Ademar Santa Pau con atto di matrimonio dell’8 gennaio 1529 contraggono matrimonio, dall’unione nascono Dorotea, Pietro e Virginia. Dorotea nasce nel 1533,  ebbe un’infanzia  difficile  fu testimone infatti dell’arresto e della relativa condanna a morte del padre  Girolamo Barresi, che  venne accusato di aver assassinato il padre Matteo, e dopo un   lungo processo  gli viene comminata la condanna a morte che verrà eseguita dopo quindici anni, nel 1549 a Palermo, a Piazza Marina, per ordine diretto del vice re Giovanni de Vega.  Nel 1550, Dorotea diciassettenne, sposa in prime nozze il conte di Mazzarino Giovanni Branciforti IV. Dal matrimonio nasce  Fabrizio. Dopo la morte del marito, Dorotea Barresi sposa nel 1567, in seconde nozze, un lontano parente: Vincenzo Barresi del marchesato di Militello Val di Catania che però muore prima di arrivare nel castello di Pietraperzia (il matrimonio fu celebrato il 15 agosto 1567 e Vincenzo muore il 16 agosto 1567) .Dopo la morte del secondo marito, Dorotea  con la politica dei matrimoni vuole unificare i possedimenti dei barresi in Sicilia e organizza nel 1571, d’accordo con la futura consuocera, Belladama Branciforti il matrimonio tra il proprio figlio Fabrizio e Caterina Barresi subentrata nella signoria di Militello al fratello Vincenzo (secondo marito di Dorotea).  Dorotea si sposa per la terza volta nel 1572, con Don Giovanni de Zunica, figlio naturale di Carlo V, conte di Castiglia, conte di Miranda e grande di Spagna, ambasciatore della corte spagnola presso il pontefice Pio V. Per portato maritale,  diventa  ambasciatrice di Spagna presso il Vaticano fino al 1579, dopo questa carica lo Zunica viene nominato vice re di Napoli e capitano generale del Regno di Napoli e acquisisce il titolo di principe di Pietraperzia, di conseguenza, anche Dorotea Barresi diventerà viceregina di Napoli. Terminato il triennio da viceregina, Dorotea si reca alla corte di Madrid, dove  tenuta in massima considerazione dal re Filippo II, è nominata educatrice (aia) del re Filippo III. In Spagna  porta il proprio nipotino Francesco ( morto avvelenato probabilmente per opera del figlio), figlio di Fabrizio , dove vive per dieci anni accanto ai reali di Spagna. Nel 1586 muore anche il terzo marito Juan de  Zunica,  Dorotea  ritorna a Pietraperzia, e qui  il 7 dicembre del 1591, muore all’età di 58 anni .Il suo corpo è racchiuso in un sarcofago di marmo sorretto da due leoni con ai lati due iscrizioni che narrano la sua vita”.
Giuseppe Carà