I RELATORI
IL PRIMO CITTADINO
PIETRAPERZIA.
Lo spiazzo davanti la Chiesa Madre ci chiamerà “Piazza Dorotea Berresi”. E’
stata la proposta che è stata fatta a chiusura del seminario tenuti da illustri
cattedratici sulla “Vice Regina di Napoli”.L’iniziativa è stata concretizzata
dall’assessore alla cultura Luigi Guarneri, vice sindaco. La proposta della
titolazione della piazza è stata fatta dai cattedratici ed è stata fatta
propria dal sindaco Vincenzo Emma.
Il seminario celebrativo è stato
celebrato in chiesa madre ed anche il parroco Giuseppe Rabita ha annunziato di
spostare in un posto più visibile il mausoleo di Matteo Barresi. A Dorotea
Barresi è stato riconosciuta la leadership della storia di Pietraperzia.
Il seminario ha avuto per titolo “Juan De
Zuniga y Requenses, Ministro Universale e la consorte Dorotea Barresi,
principessa di Pietraperzia, due Grandi di Spagna, al servizio della corte
imperiale di Filippo Secondo D’Asburgo”. Ha preseduto i lavori il sindaco Enzo
Emma e hanno illuminato la serate gli illustri astri della cultura: Salvatore
La Monica, Vittorio Ricci, Giuseppe
Barbaccia, Rosario Moscheo, Lina Scalisi
Luigi Guarneri che ha chiuso i lavori. Presentatrice è stata insegnante Mariella
Vinci, eclettica di alto spessore culturale. Tra gli ospiti il luogotenente
Pasquale Tumminaro, il maggiore Giovanni Di Gregorio,m la presidente del
consiglio Maria Rosa Giusa, gli assessori e di consiglieri. Non sono mancati i
cultori di tradizione popolari del paese.
Nel
contesto dal dato culturale il presidente dell’Archeoclub Andrea Rapisardi
scrive: “Girolamo Barresi, marchese di Pietraperzia e Antonia Ademar Santa Pau
con atto di matrimonio dell’8 gennaio 1529 contraggono matrimonio, dall’unione
nascono Dorotea, Pietro e Virginia. Dorotea nasce nel 1533, ebbe un’infanzia difficile
fu testimone infatti dell’arresto e della relativa condanna a morte del
padre Girolamo Barresi, che venne accusato di aver assassinato il padre
Matteo, e dopo un lungo processo gli viene comminata la condanna a morte che
verrà eseguita dopo quindici anni, nel 1549 a Palermo, a Piazza Marina, per
ordine diretto del vice re Giovanni de Vega.
Nel 1550, Dorotea diciassettenne, sposa in prime nozze il conte di
Mazzarino Giovanni Branciforti IV. Dal matrimonio nasce Fabrizio. Dopo la morte del marito, Dorotea
Barresi sposa nel 1567, in seconde nozze, un lontano parente: Vincenzo Barresi
del marchesato di Militello Val di Catania che però muore prima di arrivare nel
castello di Pietraperzia (il matrimonio fu celebrato il 15 agosto 1567 e
Vincenzo muore il 16 agosto 1567) .Dopo la morte del secondo marito,
Dorotea con la politica dei matrimoni
vuole unificare i possedimenti dei barresi in Sicilia e organizza nel 1571,
d’accordo con la futura consuocera, Belladama Branciforti il matrimonio tra il
proprio figlio Fabrizio e Caterina Barresi subentrata nella signoria di
Militello al fratello Vincenzo (secondo marito di Dorotea). Dorotea si sposa per la terza volta nel 1572,
con Don Giovanni de Zunica, figlio naturale di Carlo V, conte di Castiglia,
conte di Miranda e grande di Spagna, ambasciatore della corte spagnola presso
il pontefice Pio V. Per portato maritale,
diventa ambasciatrice di Spagna
presso il Vaticano fino al 1579, dopo questa carica lo Zunica viene nominato
vice re di Napoli e capitano generale del Regno di Napoli e acquisisce il
titolo di principe di Pietraperzia, di conseguenza, anche Dorotea Barresi
diventerà viceregina di Napoli. Terminato il triennio da viceregina, Dorotea si
reca alla corte di Madrid, dove tenuta
in massima considerazione dal re Filippo II, è nominata educatrice (aia) del re
Filippo III. In Spagna porta il proprio
nipotino Francesco ( morto avvelenato probabilmente per opera del figlio),
figlio di Fabrizio , dove vive per dieci anni accanto ai reali di Spagna. Nel
1586 muore anche il terzo marito Juan de
Zunica, Dorotea ritorna a Pietraperzia, e qui il 7 dicembre del 1591, muore all’età di 58
anni .Il suo corpo è racchiuso in un sarcofago di marmo sorretto da due leoni
con ai lati due iscrizioni che narrano la sua vita”.
Giuseppe
Carà