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martedì 19 febbraio 2013

ILLUMINAZIONE DEL MONUMENTO AI CADUTI DELLA SECONDO GUERRA MONDIALE. PROPOSTA DI SARO BAUCCIO


RISPETTO AL MONUMETO AI CADUTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE


PIETRAPERZIA. L’ex sindaco Rosario Bauccio, che governò il palazzo di città dal 1969 al 1973 ha avanzato la proposto di illuminare il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, che si trova in viale Marconi. L’artista del sacrario è stato l’architetto pietrino Armando Laurella.

       L’illustre sindaco ha presentato istanza al sindaco Enzo Emma, al caposettore dell’ufficio tecnico Salvatore Patti,  al dirigente del servizio di polizia municipale Giovanna Di Gregorio e per conoscenza al prefetto di Enna Clara Minerva.

       Il sindaco Bauccio scrive: “Nel ritenere doveroso valorizzare le motivazioni educative del Monumento ai Caduti, lo scrivente ritiene non più procrastinabile mettere in atto i seguenti interventi:  un adeguata illuminazione, la collocazione, sul breve tratto della via Marconi antistante il monumento, di vasi per fiori che fungano   da dissuasori che, oltre ad abbellire il luogo, siano idonei ad impedire il parcheggio di auto  e di disporre  una costante vigilanza della zona al fine di scoraggiare atti vandalici di ogni genere ivi compreso quello  del deposito di sacchetti di spazzatura, adottando,  all’occorrenza, rigorosi provvedimenti di competenza. 

I caduti si onorano anche in questo modo”.

 Il detto monumento il mese scorso è stato imbrattato con vernice di colore giallo cosparsa sulle lastre indicanti i caduti e riversata  tutt’intorno.

Tra i caduti elencati è indicato il nome si Salvatore  Bauccio Salvatore, caduto alla giovane età di anni 31 il 10.08.1943 e tutt’ora sepolto in Egitto presso il Sacrario Militare di El Alamein

Al riguardo Saro Bauccio dichiara: “Un atto vandalico odioso e come tale inammissibile ed intollerabile che offende le coscienze di quanti credono nei supremi valori della  Patria,  i familiari dei caduti e tenta di vanificare il sacrificio di quanti diedero la loro giovane vita in risposta al dovere cui furono chiamati”.

Giuseppe Carà