Visualizzazioni totali

lunedì 11 marzo 2013

RESTAURATO IL CRISTO DI LU SIGNURI DI LI FASCI


Ritorna restaurato il Cristo di Lu Signuri di li fasci
 IL CRISTO RESTAURATO

 Vincenzo Zarba con il Cristo da Restaurare
 
PIETRAPERZIA. Ritorna alla sua primigenia origine il Cristo di “Lu Signori di li fasci” che viene portato in processione il Venerdì Santo, dopo un restauro di qualità, realizzato dalla scuola siciliana del professor Gaetano Corrente, di Misilmeri per un importo di ottomila euro. Tutto il paese si è stretto attorno al proprio Crocifisso che ha atteso con una certa ansia il restauro.

       Il Cristo restaurato ha sbalordito tutti; il  professor Gaetano Correnti ha fatto rivivere la grande opera d’arte che è il Crocifisso rinascimentale. Il Cristo restaurato è ritornato alla primitiva fattezza in cui le dimensioni anatomiche delle parti presenta la tragedia del Cristo crocifisso. Di bocca in bocca una sola affermazione “ Che bello”. “Il Cristo – afferma il critico d’arte Gianluca Miccichè -  vanta la sua origine nel XVI secolo; dopo l’intervento fatto dal professor Gaetano Correnti torna nel suo grande splendore di opera d’arte. Il Crocifisso che certamente è un’opera del periodo rinascimentale. Pietraperzia vanto uno dei crocifissi più belli del monto sia nella forma estetica sia nella dimensione dell’armonia dell’anatomia della parti”.

       All’evento ha partecipato l’arcivescovo Michele Pennisi che ha presieduto il pontificale, il sindaco Enzo Emma, il colonnello Baldassarre Daidone, il luogotenente Pasquale Tumminaro, il maresciallo Giuseppe Giuliana,  la presidente del consiglio comunale Maria Rosa Giusa e la confraternita di Maria Santissima del Soccorso.

       Quest’anno dato l’evento, la processione sarà trasmessa in mondo visione.

 “La necessità di un restauro – dichiara il governatore Giuseppe Maddalena -  è scaturita dalle evidenti scrostature di colore sul corpo del Crocifisso, particolarmente nel labbro e sul capo e dalle lesioni presenti sia nei piedi come pure nella all'attaccatura della braccia e nelle mani. Non appena sono emerse tali scrostature la Confraternita Maria Ss. del Soccorso custode della tradizione di lu Signuri di li fasci si è immediatamente attivata e ha contattato alcuni restauratori al fine di verificare l’opportunità e l’urgenza di salvaguardare l’Opera e ci siamo rivolta al professor Gaetano Correnti, uno dei più grandi restauratore di Sicilia”.

Giuseppe Carà
 
Omelia di Mons. Michele Pinnisi


   IV Domenica di Quaresima C 2013
      Sono molto lieto di presidere questa eucaristia in occasione della ostenzione alla pubblica venerazione dei fedeli di questo artistico Crocifisso  restaurato, che viene conservato nella Chiesa del Carmine e portato  nella solenne processione  de “U Signuri di li fasci”il venerdì santo.
La Croce per noi cristiani non è più simbolo di morte , di sconfitta, di sofferenza, di maledizione, ma  simbolo di vita, di vittoria, di gioia , di benedizione, che assume un significato nuovo che è sintetizzato liricamente nell’inno alla Croce di san Paolino da Nola:
“O croce grande bontà di Dio, croce gloria del cielo, croce salvezza eterna degli uomini, croce terrore dei malvagi, forza dei giusti, luce dei fedeli.
          O croce che hai fatto sí che Dio nella carne fosse di salvezza alle terre e, nei cieli, che l`uomo regnasse su Dio. Per te splendette la luce della verità, l`empia notte fuggí.
          Tu distruggesti per i pagani convertiti , i templi scalzati, tu armoniosa fibbia di pace, che concilii l`uomo col patto di Cristo.
          Tu sei la scala per cui l`uomo può essere portato in cielo. Sii sempre a noi tuoi devoti fedeli colonna ed àncora, perché la nostra casa stia salda e la flotta sicura.
          Sulla croce fissa la tua fede, dalla croce prendi la corona”
(Paolino di Nola, Carmen 19, nn. 718-730)
Il motivo di fondo  della devozione verso la  croce  è che  su quel legno c'è Gesù Crocifisso, figlio di Dio, risorto da morte, che regna dalla croce.
 Gesù Crocifisso ci aiuta a trovare il senso alla nostra vita, alle nostre gioie come alle nostre sofferenze, alle nostre speranze come alle nostre angosce e a quelle degli uomini e le donne nostri fratelli e  sorelle di cammino alla ricerca del senso della loro vita.
I due bracci della croce  rappresentano assieme il dolore e l'amore. Non si possono dividere senza cancellare le ragioni e le esigenze dell'amore e del dolore. Un dolore senza amore è inferno. Non esiste un amore che non si faccia sacrificio per chi si ama.
La croce, è la stazione di arrivo dell'infinito amore di Dio per gli uomini.  La Croce ci dice che Gesù è morto per noi perché ci amava di un amore infinito.  
          La contemplazione  del Crocifisso vuole essere un segno di speranza dove c'è odio e violenza e un segno di riconciliazione di pace la do ve c'è divisione, discordia e guerra.
          È evidente che il crocifisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi; innanzitutto per il luogo ove è posto.
In un luogo di culto il crocifisso è propriamente ed esclusivamente un “simbolo religioso”, in quanto mira a sollecitare l’adesione riverente verso il redentore del genera umano.
In una sede non religiosa, come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per i credenti i i valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata perché è in grado di rappresentare una funzione simbolica altamente educativa.
          Il Crocifisso è un simbolo universale di una sofferenza offerta per amore che manifesta l’amore gratuito di Gesù Cristo per tutti,fonte di misericordia, di perdono e di accoglienza.
          La Croce è l'espressione massima dell'amore di Gesù per noi e l’espressione massima dell’amore del Padre ricco di misericorida per l’umanità.
          La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci mette davanti il Padre ricco di misericordia che  ci vuole riconciliare con lui e ci fa capire la schiavitù del peccato e il pericolo del fariseismo che si può annidare nei nostri cuori e ci invita al perdono e all’accoglienza.
                    Lo  scopo della parabola tradizionalmente detta  del  "figlio prodigo  è  quello di giustificare il comportamento di Gesù›di fronte ai moralisti dei tempo che si scandalizzavano per la  sua accondiscendenza verso i peccatori.
Il  figlio  minore , che rifiuta l’appartenenza  originaria  , sperimenta la schiavitù  del peccato e decide infine di  ritornare alla  casa  paterna , apparentemente sembra il protagonista  della parabola .
Il  protagonista  della  parabola   è  in   realtà   il   Padre  veramente prodigo di amore  che spinto da una profonda commozione per  primo  va incontro al figlio che è  scappato  da  casa  senza attenersi ai protocolli tradizionali  e che invita  a partecipare  tutti  per la grande festa dei suo ritorno senza badare a  spese .
E’ un  Padre diverso dagli altri  : non oppone  resistenza  alla richiesta  del  figlio , educa alla libertà,  aiuta  a  maturare , attende  il  figlio  perduto prima ancora che il figlio  pensi  di ritornare.   E’ uno che non la fa pagare al figlio perché  sa  che il  figlio  che  ha  sbagliato  ha  già   pagato  abbastanza   con l'amarezza , la solitudine , l’esperienza della  corruzione  della propria umanità .
         Il Padre "commosso” al figlio che spinto dalla fame e  dalla nostalgia  della casa paterna ripete la formula preparata  prima non  dice  niente má lo bacia per dire tutto  senza  parole , per cancellare il passato in modo completo. L’atteggiamento del Padre
misericordioso non  è condiscenda al male ma attesa rispettosa del ritorno.
         L’ Amore del Padre che rimane sempre fedele nei confronti  del figlio  sbandato,  che ritorna a casa accontentandosi di  fare  il servo,  si  esprima  coma  generosità   senza  limiti,  rispetto,   finezza , pazienza  e  tolleranza  infinita , tenerezza  che   sa soffrire  e tacere , accoglienza gratuita e  disinteressata  che conferma  il figlio nella sua dignità  originaria  , perdono  pieno che  fa  festa.
  Il Padre  misericordioso della parabola  vuole  che  questa festa  sia per tutti e per questo prende l’iniziativa  di  andar incontro anche al figlio maggiore rimasto fuori di casa   chiuso nella  presunzione del suo perbenismo e nella rivendicazione  dei suoi diritti  di  servo fedele.
Anche a  questo   figlio maggiore  troppo  farisaicamente  sicuro  di  se e dei  propri  meriti , geloso  e sprezzante  nei confronti del fratello minore  il Padre  risponde con  un tono  affettuoso  invitandolo a riconciliarsi con  il fratello , a  superare  il  criterio  dell’avere e  del  tornaconto  e   a partecipare  alla  festa per il ritorno del  fratello   che  "era morto ed è  tornato in vita era perduto ed  è stato  ritrovato".
          Il  figlio prodigo che dimentico della sua dignità  riduce  il suo rapporto col padre ad una questiona di roba da pretendere sperimenta  la tristezza della lontananza della casa paterna ed  è il simbolo di  ogni  uomo  ammaliato  dalla  tentazione di separarsi dal  Padre  per  vivere indipendentemente la propria esistenza, caduto nella  tentazione, deluso  dal  nulla  che come  miraggio  lo  aveva  affascinato , solo, disonorato,  sfruttato  allorché   cerca  di  costruirsi  il mondo  tutto per sé, travagliato anche nel fondo della  propria miseria  dal  desiderio di tornare alla  comunione  con  il Padre.
          Questo desiderio di liberazione dalla schiavitù  del peccato e del   ritorno alla casa paterna  è  presente in ogni  cammino di conversione , che   comincia  quando  il  senso  di colpa   viene illuminato  dalla speranza del perdono , della  riconciliazione  e del  rinnovamento a partire dall’iniziativa gratuita del Padre che libera, guida, accoglie e perdona.
Anche  nella  prima lettura si descrive l’esodo  del  popolo d’Israele dalla
schiavitù dell’Egitto alla terra promessa come il ritorno  a casa dove può  celebrare la festa della  Pasqua  nella gioia  di  un banchetto familiare che  sancisca  il definitivo ritorno alla patria.
 All’origine dell’antico esodo come del cammino di  conversione verso  la
Pasqua  sta  l’amore del Padre,  che  attraverso  il mistero  pasquale   di  Cristo ci  ha  riconciliati  con  lui  e continua  la sua opera di riconciliazione nella  Chiesa  mediante  la   parola di riconciliazione e il  ministero del perdono affidati ai rappresentanti di Cristo.
L’agente principale di questa riconciliazione è  Dio stesso che prende  l’iniziativa di riconciliarci in Cristo e che  ci  chiede di  lasciarci  riconciliare  con Di o e di riconciliarci  con  i fratelli  per entrare nella Pasqua come creature nuove  rinnovate dal soffio dello Spirito creatore .
         Adesso nell’Eucaristia  Dio nostro Padre,  che ha sacrificato il suo Figlio Gesù per noi , ha preparato un festoso banchetto per noi  e ci invita ad entrare per fare festa perché eravamo perduti nel labirinto dei nostri peccati e nella casa del Padre  abbiamo ritrovato la vita eterna.