Ritorna
restaurato il Cristo di Lu Signuri di li fasci
IL CRISTO RESTAURATO
Vincenzo Zarba con il Cristo da Restaurare
PIETRAPERZIA. Ritorna alla sua
primigenia origine il Cristo di “Lu Signori di li fasci” che viene portato in
processione il Venerdì Santo, dopo un restauro di qualità, realizzato dalla
scuola siciliana del professor Gaetano Corrente, di Misilmeri per un importo di
ottomila euro. Tutto il paese si è stretto attorno al proprio Crocifisso che ha
atteso con una certa ansia il restauro.
Il
Cristo restaurato ha sbalordito tutti; il professor Gaetano Correnti ha fatto rivivere
la grande opera d’arte che è il Crocifisso rinascimentale. Il Cristo restaurato
è ritornato alla primitiva fattezza in cui le dimensioni anatomiche delle parti
presenta la tragedia del Cristo crocifisso. Di bocca in bocca una sola
affermazione “ Che bello”. “Il Cristo – afferma il critico d’arte Gianluca
Miccichè - vanta la sua origine nel XVI
secolo; dopo l’intervento fatto dal professor Gaetano Correnti torna nel suo
grande splendore di opera d’arte. Il Crocifisso che certamente è un’opera del
periodo rinascimentale. Pietraperzia vanto uno dei crocifissi più belli del
monto sia nella forma estetica sia nella dimensione dell’armonia dell’anatomia
della parti”.
All’evento
ha partecipato l’arcivescovo Michele Pennisi che ha presieduto il pontificale,
il sindaco Enzo Emma, il colonnello Baldassarre Daidone, il luogotenente
Pasquale Tumminaro, il maresciallo Giuseppe Giuliana, la presidente del consiglio comunale Maria
Rosa Giusa e la confraternita di Maria Santissima del Soccorso.
Quest’anno
dato l’evento, la processione sarà trasmessa in mondo visione.
“La necessità di un restauro – dichiara il
governatore Giuseppe Maddalena - è
scaturita dalle evidenti scrostature di colore sul corpo del Crocifisso,
particolarmente nel labbro e sul capo e dalle lesioni presenti sia nei piedi
come pure nella all'attaccatura della braccia e nelle mani. Non appena sono
emerse tali scrostature la Confraternita Maria Ss. del Soccorso custode della
tradizione di lu Signuri di li fasci si è immediatamente attivata e ha contattato
alcuni restauratori al fine di verificare l’opportunità e l’urgenza di
salvaguardare l’Opera e ci siamo rivolta al professor Gaetano Correnti, uno dei
più grandi restauratore di Sicilia”.
Giuseppe Carà
Omelia di Mons. Michele Pinnisi
Omelia di Mons. Michele Pinnisi
IV Domenica di
Quaresima C 2013
Sono molto lieto di presidere questa
eucaristia in occasione della ostenzione alla pubblica venerazione dei fedeli
di questo artistico Crocifisso
restaurato, che viene conservato nella Chiesa del Carmine e portato nella solenne processione de “U Signuri di li fasci”il venerdì santo.
La Croce per noi cristiani non è più simbolo di morte , di
sconfitta, di sofferenza, di maledizione, ma
simbolo di vita, di vittoria, di gioia , di benedizione, che assume un
significato nuovo che è sintetizzato liricamente nell’inno alla Croce di san
Paolino da Nola:
“O
croce grande bontà di Dio, croce gloria del cielo, croce salvezza eterna degli
uomini, croce terrore dei malvagi, forza dei giusti, luce dei fedeli.
O croce che hai fatto sí che Dio nella
carne fosse di salvezza alle terre e, nei cieli, che l`uomo regnasse su Dio.
Per te splendette la luce della verità, l`empia notte fuggí.
Tu distruggesti per i pagani
convertiti , i templi scalzati, tu armoniosa fibbia di pace, che concilii
l`uomo col patto di Cristo.
Tu sei la scala per cui l`uomo può
essere portato in cielo. Sii sempre a noi tuoi devoti fedeli colonna ed àncora,
perché la nostra casa stia salda e la flotta sicura.
Sulla croce fissa la tua fede, dalla
croce prendi la corona”
(Paolino di Nola, Carmen 19, nn. 718-730)
Il motivo di fondo
della devozione verso la
croce è che su quel legno c'è Gesù Crocifisso, figlio di Dio, risorto da morte, che regna dalla
croce.
Gesù
Crocifisso ci aiuta a trovare il senso alla nostra vita, alle nostre gioie come
alle nostre sofferenze, alle nostre speranze come alle nostre angosce e a
quelle degli uomini e le donne nostri fratelli e sorelle di cammino alla ricerca del senso
della loro vita.
I due bracci della
croce rappresentano assieme il dolore e l'amore.
Non si possono dividere senza cancellare le ragioni e le esigenze dell'amore e
del dolore. Un dolore senza amore è inferno. Non esiste un amore che non si
faccia sacrificio per chi si ama.
La croce, è la stazione di arrivo dell'infinito amore di
Dio per gli uomini. La Croce ci dice che
Gesù è morto per noi perché ci amava di un amore infinito.
La contemplazione del Crocifisso vuole essere un segno di
speranza dove c'è odio e violenza e un segno di riconciliazione di pace la do
ve c'è divisione, discordia e guerra.
È evidente che il crocifisso è esso
stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti
diversi; innanzitutto per il luogo ove è posto.
In un luogo di culto il crocifisso è propriamente
ed esclusivamente un “simbolo religioso”, in quanto mira a sollecitare
l’adesione riverente verso il redentore del genera umano.
In una sede non religiosa, come la scuola,
destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per
i credenti i i valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua
esposizione sarà giustificata perché è in grado di rappresentare una funzione
simbolica altamente educativa.
Il Crocifisso è un simbolo universale di una sofferenza
offerta per amore che manifesta l’amore gratuito di Gesù Cristo per tutti,fonte
di misericordia, di perdono e di accoglienza.
La
Croce è l'espressione massima dell'amore di Gesù per noi e l’espressione
massima dell’amore del Padre ricco di misericorida per l’umanità.
La
Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci mette davanti il Padre ricco di
misericordia che ci vuole riconciliare
con lui e ci fa capire la schiavitù del peccato e il pericolo del fariseismo
che si può annidare nei nostri cuori e ci invita al perdono e all’accoglienza.
Lo scopo della parabola
tradizionalmente detta del "figlio prodigo è
quello di giustificare il comportamento di Gesù›di fronte ai moralisti
dei tempo che si scandalizzavano per la
sua accondiscendenza verso i peccatori.
Il figlio
minore , che rifiuta
l’appartenenza originaria , sperimenta la schiavitù del peccato e decide infine di ritornare alla casa
paterna , apparentemente sembra il protagonista della parabola .
Il protagonista della parabola
è in realtà
il Padre veramente prodigo di amore che spinto da una profonda commozione
per primo va incontro al figlio che è scappato
da casa senza attenersi ai protocolli
tradizionali e che invita a partecipare tutti
per la grande festa dei suo ritorno senza badare a spese .
E’ un Padre diverso dagli altri : non oppone
resistenza alla richiesta del
figlio , educa alla libertà,
aiuta a maturare , attende il figlio perduto prima ancora che il figlio pensi
di ritornare. E’ uno che non la
fa pagare al figlio perché sa che il
figlio che ha
sbagliato ha già
pagato abbastanza con l'amarezza , la solitudine ,
l’esperienza della corruzione della propria umanità .
Il
Padre "commosso” al figlio che spinto dalla fame e dalla nostalgia della casa paterna ripete la formula
preparata prima non dice
niente má lo bacia per dire tutto
senza parole , per cancellare il
passato in modo completo. L’atteggiamento del Padre
misericordioso
non è condiscenda al male ma attesa
rispettosa del ritorno.
L’ Amore del Padre che rimane sempre fedele
nei confronti del figlio sbandato,
che ritorna a casa accontentandosi di
fare il servo, si
esprima coma generosità
senza limiti, rispetto,
finezza , pazienza e tolleranza
infinita , tenerezza che sa soffrire
e tacere , accoglienza gratuita e
disinteressata che conferma il figlio nella sua dignità originaria
, perdono pieno che fa
festa.
Il Padre
misericordioso della parabola
vuole che questa festa
sia per tutti e per questo prende l’iniziativa di
andar incontro anche al figlio maggiore rimasto fuori di casa chiuso nella
presunzione del suo perbenismo e nella rivendicazione dei suoi diritti di
servo fedele.
Anche a
questo figlio maggiore troppo farisaicamente sicuro
di se e dei propri
meriti , geloso e sprezzante nei confronti del fratello minore il Padre
risponde con un tono affettuoso
invitandolo a riconciliarsi con
il fratello , a superare il
criterio dell’avere e del
tornaconto e a partecipare alla
festa per il ritorno del
fratello che "era morto ed è tornato in vita era perduto ed è stato
ritrovato".
Il
figlio prodigo che dimentico della sua dignità riduce
il suo rapporto col padre ad una questiona di roba da pretendere
sperimenta la tristezza della lontananza
della casa paterna ed è il simbolo
di ogni
uomo ammaliato dalla
tentazione di separarsi dal
Padre per vivere indipendentemente la propria
esistenza, caduto nella tentazione,
deluso dal nulla
che come miraggio lo
aveva affascinato , solo,
disonorato, sfruttato allorché
cerca di costruirsi
il mondo tutto per sé,
travagliato anche nel fondo della
propria miseria dal desiderio di tornare alla comunione
con il Padre.
Questo desiderio di liberazione dalla
schiavitù del
peccato e del ritorno alla casa
paterna è presente in ogni cammino di conversione , che comincia
quando il senso
di colpa viene illuminato dalla speranza del perdono , della riconciliazione e del
rinnovamento a partire dall’iniziativa gratuita del Padre che libera,
guida, accoglie e perdona.
Anche nella prima
lettura si descrive l’esodo del popolo
d’Israele dalla
schiavitù dell’Egitto alla terra promessa come il
ritorno a casa dove può celebrare la festa della Pasqua
nella gioia di un banchetto familiare che sancisca
il definitivo ritorno alla patria.
All’origine dell’antico esodo come del
cammino di conversione verso la
Pasqua sta l’amore del Padre, che
attraverso il mistero pasquale
di Cristo ci ha
riconciliati con lui e
continua la sua opera di riconciliazione
nella Chiesa mediante
la parola di riconciliazione e
il ministero del perdono affidati ai
rappresentanti di Cristo.
L’agente principale di questa riconciliazione è Dio stesso
che prende l’iniziativa di riconciliarci
in Cristo e che ci chiede di
lasciarci riconciliare con Di o e di riconciliarci con i
fratelli per entrare nella Pasqua come
creature nuove rinnovate dal soffio
dello Spirito creatore .
Adesso nell’Eucaristia Dio nostro
Padre, che ha sacrificato il suo Figlio
Gesù per noi , ha preparato un festoso
banchetto per noi e ci invita ad
entrare per fare festa perché eravamo perduti nel labirinto dei nostri peccati
e nella casa del Padre abbiamo ritrovato
la vita eterna.