INCENDIATA UNA MACCHINA IN LARGO GIUDICATO
PIETRAPERZIA. Un auto è stata distrutta da un
incendio probabilmente di origine dolosa. Si tratta di un’Opel Corsa a tre porte
appartenente al giovane trentenne Filippo Gangitano, bracciante agricolo. Il mezzo
era posteggiato davanti alla sua abitazione
di Largo Giudicato, dove era la “Caserma Vecchia”, dietro il palazzo municipale
di via San Domenico, nel centro storico. L’incendio è scoppiato verso le tre e
mezza nella notte fra mercoledì e giovedì. Le fiamme di smisurata altezza come
un gran falò hanno imbrattata la facciata dell’abitazione di Filippo Gangitano,
rendendole di colore nero. Del mezzo distrutto dalle fiamme è rimasta solo la carcassa
ed i danni sarebbero di tremila euro. Gangitano
proprietario dell’auto è stato svegliato dal rumore dell’incendio e dall’odore pungente ed acre
del fumo. Sono stati avvisati i vigili del fuoco di Enna e di Caltanissetta,
che sono venuti tempestivamente. Sono arrivati anche i carabinieri della locale
stazione comandati del luogotenente Nicola Lomoro. Per domare l’incendio
ci sono volute circa due ore e sotto la il mezzo è stata rinvenuta una
bottiglia con mezzo litro di liquido infiammabile. Il comandante Nicola Lomoro
ha aperto un fascicolo ed ha avviato tempestivamente le indagini per portare
alla luce gli esecutori del fatto malavitoso. Il giovane Filippo Gangitano, dalla fedina penale pulita
è rimasto sgomento del vile attentato ed ha affermato che in passato non ha
ricevuto minacce o avvertimenti di alcun genere. Filippo Gangitano abita in via
Giudicato insieme alla sua consorte di nazionalità rumena. Nel giro di una
settimana si sono avuti due incendi di macchine; infatti nella notte fra il 21
e il 22 febbraio scorso un furgone Fiat
“Ducato” di colore bianco era stato distrutto da un incendio sviluppatosi forse
per cause naturali. Il mezzo era parcheggiato in via Giovanni XXIII. Il furgone
era di proprietà del falegname barrese I. S. che abita in paese ed era stata danneggiata gravemente anche una Mini “Cooper”.
Il mezzo di F. G. era posteggiato da solo. Non si riesce a capire chi possa
avere compiuto tale “bravata”. Infatti F. G. in paese è stimato e benvoluto da
tutta la cittadinanza e non è capace di azione di cattiveria. Come sempre in
questi casi regna l’omertà; pare che gli inquirenti siano in possesso di buoni
elementi per smascherare agli autori dell’atto di stile mafioso.
Giuseppe Carà