La sagra della fuga in
Egitto
LA SANTA FAMIGLIA
PIETRAPERZIA. “Alla sagra delle fuga in
Egitto” tenuta domenica scorso nello
spiazzo della Chiesa Madre ha partecipato una marea di fedeli. La festa di San
Giuseppe da anni si celebra la domenica dopo
il 19 marzo. Essa ricorda l’episodio evangelico della Santa Famiglia di
Nazareth che per sfuggire all’ordine dato da erode per la strage degli
innocente fugge in Egitto. Singolare la
recitazione davanti la chiesa madre che da anni si serve di una composizione
poetica nata a Barrafranca nel 1924 e
che fu importata in paese da alcuni operai della società Regina Margherita. I
personaggi della rappresentazione di talento sono stati: Massimo Miccichè (San
Giuseppe), Francesca Cilano (Madonna), Salvatore Di Gregorio (Bambino), Thomas
Miccichè (Angelo). I tre ufficiali di Erode sono stati come da tradizione:
Filippo D’Alessandro, Filippo Bonfirraro e Roberto Falzone. I tre cavalli sono
stati forniti da Pietro Nocilla, Liborio Micciche, Di Marca Bonfirraro Liborio
fu Salvatore. L’asina cavalcata dalla Madonna è stata fornita anche da Pietro
Nocilla.
La processione partita dalla
chiesa madre dopo la messa solenne ha visto che una ventina hanno portato a
spalla la statua di San Giuseppe. I giovani devoti sono stati: Pietro Bongiovanni, Santo Calandra, Loris
Cagno, Giovanni Emma, Rosario Falzone, Vincenzo Messina, Emanuele Miccichè,
Mario Miccichè, Rocco Miccichè, Antonino Puzzo, Vincenzo Raia, Oliver Reppold,
Michele Sclafani, Gaetano Spampinato.
Salvatore Trubia, Giuseppe Ustica, Giovanni Viola, Michele Vitale, Salvatore
Stella, Filippo Romano.
La processione è stata
accompagnata dalla banda “Vincenzo Ligambi” diretta magistralmente dal maestro
Salvatore Bonaffini del conservatorio di Catania.
Il parroco
Giuseppe Rabita nel suo messaggio ha condannato
alcuni rigurgiti di razzismo affermando: “San Giuseppe, insieme con la sua
sposa e il bambino suo figlio, ha provato l’amarezza dell’esilio. In questi
giorni si è diffusa la voce che a Pietraperzia dovrebbero essere ospitati
presso la Delegazione 50 persone richiedenti asilo politico. Mi ha colpito
l’allarme che si è ingenerato anche tra i cristiani: “Adesso dobbiamo temere
per i nostri figli che potrebbero essere rapiti, le nostre figlie violentate,
verranno a rubarci il lavoro”. Mi sono chiesto: “Ma, siamo in Sicilia o nella
Padania leghista?”. Non sono i neri che stanno venendo ad invaderci, ma uomini
e donne che bussano alla porta della nostra generosità e capacità di
accoglienza. Che vale celebrare la festa di S. Giuseppe e poi esprimersi con il
più ottuso razzismo. Se San Giuseppe e la S. Famiglia fossero fuggiti a
Pietraperzia, avrebbero trovato accoglienza? Mi viene qualche dubbio! Se
ragioniamo così non abbiamo capito nulla né di cristianesimo, né di che
significa essere uomini”.
Giuseppe
Carà