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lunedì 24 marzo 2014

MESSAGGIO DEL PARROCO RABITA PER LA FESTA DI SAN GIUSEPPE DOPO LA SAGRA DELLA FUGA IN EGITTO. 23 MARZO 2014



 MESSAGGIO DI DON PINO RABITA

PARROCO GIUSEPPE RABITA

Come uomo di fede mi sono chiesto spesso che senso avessero feste come queste che dal punto di vista religioso sembra non producano nessuna crescita spirituale.
Anche se è difficile rispondere a questa domanda vero però, che le nostre feste esprimono la nostra identità di pietrini. Di questi tempi non possiamo spendere molto denaro per fare le feste, e una certa sobrietà è opportuna, però dobbiamo stare attenti a non farle perdere, specialmente questa festa di S. Giuseppe, perché gli elevati costi della organizzazione ci fanno rischiare ogni anno di non poterla effettuare.
Quale messaggio ci viene dalla festa di S. Giuseppe? mi permetto di sottolineare questo aspetto:
San Giuseppe, insieme con la sua sposa e il bambino suo figlio, ha provato l’amarezza dell’esilio. Ha dovuto fuggire dalla sua patria perché il potente di turno, Erode, temendo di perdere il potere a cui era morbosamente legato, voleva uccidere il bambino.
La storia si ripete: anche oggi uomini e donne fuggono dalla persecuzione, dalla miseria e dalla schiavitù. Chiedono agli uomini e alle donne del nostro continente accoglienza e lavoro.
In questi giorni si è diffusa la voce che a Pietraperzia dovrebbero essere ospitati presso la Delegazione 50 persone richiedenti asilo. Mi ha colpito l’allarme che si è ingenerato anche tra i cristiani: “Adesso dobbiamo temere per i nostri figli che potrebbero essere rapiti, le nostre figlie violentate, verranno a rubarci il lavoro”. Mi sono chiesto: “Ma, siamo in Sicilia o nella Padania leghista?”. Non sono i neri che stanno venendo ad invaderci, ma uomini e donne che bussano alla porta della nostra generosità e capacità di accoglienza. Ricordiamoci l’esempio dei Lampedusani! Che vale celebrare la festa di S. Giuseppe e poi esprimersi con il più ottuso razzismo. Se San Giuseppe e la S. Famiglia fossero fuggiti a Pietraperzia, avrebbero trovato accoglienza? Mi viene qualche dubbio! Se ragioniamo così non abbiamo capito nulla né di cristianesimo, né di che significa essere uomini. Come credente vorrei far mio l’invito che il vescovo di Agrigento ha rivolto agli abitanti di Lampedusa: “questa esperienza diventi per tutti l’occasione per rinnovare l’impegno
ad essere una comunità unita, fantasiosa nel realizzare il bene e nel promuoverlo, coraggiosa di fronte agli appuntamenti della storia e gioiosa nell’annuncio del Vangelo”.
San Giuseppe 2014