“QUID NON MORTALIA PECTORA COGIS, AURI
SACRA FAMES !”
(Virgilio)
“A CHE COSA NON SPINGI I CUORI DEGLI UOMINI, O ESECRANDA FAME DELL'ORO !”
La Professoressa Nicoletta Nonna
O MISERABILE VITA DELL’AVARO!
DON PINO
Virgilio, nato a Mantova nel 70 a.C., é
considerato
“il principe” dei poeti latini per le
opere da lui
composte, quali le Bucoliche, le
Georgiche,
l'Eneide, per la vastità della fama
raggiunta e per
l'influsso esercitato sulle generazioni
successive.
L'opera di Virgilio svolse una funzione
formativa per parecchi secoli;
durante tutto il Medioevo e
fino al Rinascimento
dominò la cultura occidentale.
L'Eneide, oltre a costituire il poema
per eccellenza della latinità,
fu il modello più elevato per la poetica
del Rinascinmento.
L'aforisma in esame è tratto dal
terzo libro dell'Eneide in cui Virgilio racconta la
triste vicenda del giovane Polidoro,
ucciso e depredato
dell'ingente quantità d'oro che gli
aveva donato
il re Priamo.
Un delitto compiuto per l'avidità
dell'oro,
della ricchezza.
Nel corso dei secoli sono numerosi
i misfatti e le nefandezze di cui gli
uomini
si sono macchiati per la smania del
possesso.
Basti ricordare le civiltà
precolombiane che
furono distrutte, cancellate perchè i
“conquistadores” furono accecati dalle
immense ricchezze di quei popoli.
La cupididigia è un desiderio ardente e
sfrenato.
“L'avido
non ama che il denaro, cosa non
certo tipica dei saggi; questa forma di
avidità é simile ad un veleno mortale;
illanguidisce il corpo e l'animo
dell'uomo;
è sempre inesauribile e insaziabile, né l'abbondanza
né la penuria di mezzi riescono a
placarla.”
Così scriveva Gaio Sallustio Crispo e,
secoli dopo,
Dante si esprimeva il tal modo :
“
La cieca cupidigia che v'ammalia”, ossia
consiste in una vera e propria malattia
dell'animo umano.
Anche il Cristianesimo condanna la
cupidigia,
in quanto antitetica al messaggio
evangelico
di Cristo, messaggio di povertà,
uguaglianza , amore
e carità. Cristo si é fatto uomo ed é
venuto
fra noi senza alcuna ricchezza, amava
gli umili,
i poveri, i bisognosi, prediligeva gli
ultimi,
gli abbandonati e gli emarginati.
Avvicinava i lebbrosi e i reietti della
società.
Restituiva loro la dignità di esseri
umani in
nome dell'amore fraterno perché
Cristo é Amore:
" DEUS CARITAS EST".
Nicoletta Nonna
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Christus
vincit,Christus regnat,Christus imperat.