PIETRAPERZIA. E’ stato lanciato un
appello per i lavori della chiesa madre, che sono interrotti da quattro anni.
L’appello è venuto dal parroco Giuseppe Rabita in occasione della presentazione del catalogo delle tele religiose di Pietraperzia,
a cui hanno partecipato il vescovo Michele Pennisi ed il prefetto di Enna Clara Minerva. I lavori di restauro sono stati
sospesi inopportunamente. L’assessore regionale a beni culturali aveva finanziato la somma di 663
mila euro, ricavandola delle entrate che
vengono allo stato dal gioco del lotto. Si aggiudicò la gara la
ditta Seminara di Gange. RUP (responsabile unico del procedimento) era stato
nominato l’ingegner Liborio Calascibetta, mentre direttore dei lavori fu
nominato l’architetto Roberto Vigori, entrambi dipendenti della soprintendenza. Il progetto fu redatto
dall’architetto Rosa Laura Rinella e l’ingegner Giuseppe Lo Porto; tecnico di
fiducia era il geometra Giuseppe Panevino.
I lavori più importanti prevedevano il ripristino speciale della
cupola, che presentava segni di grave pericolo; inoltre fu previsto il
drenaggio delle acque esterne di contrada Castello, che hanno recato notevoli
danni alla struttura della chiesa; si dovevano fare anche lavori di
consolidamento ed intervenire in quelle zone della chiesa che presentano
instabilità.
Si sono interessati
al ripristino dei lavori il sindaco Vincenzo Emma ed il vicario episcopali ai
Beni Culturali Ecclesiastici don Pino Paci.
“La comunità parrocchiale - afferma Don Rabita
- si trova in grave disagio, perché la chiesa è la più vasta del paese e della
diocesi e vi sono iniziative a valenza cittadina e diocesano. I lavori sono
stati sospesi nel Natale del 2007 e non sono stati più ripresi. Ho cercato di
mettermi in contatto con la ditta Seminara di Gange aggiudicataria dei lavori e
non mi è stato possibile”.
“La Chiesa Madre - continua don
Pino - fu istituita come parrocchia intorno al XIV secolo dai principi Barresi,
signori di Pietraperzia che dimoravano nel vicino castello. L'edificio di culto
in stile normanno si può individuare nel salone divenuto sala di riunione, in
cui sono stati riportati alla luce gli antichi capitelli dell'abside centrale
in stile bizantino e nella cortina di mura a secco nello spazio antistante la
chiesa della Cateva. Questo primo edificio fu abbattuto per dare posto
all'attuale tempio; ciò viene asserito da una scritta posta sulla facciata
interna sopra il portone centrale della chiesa dove si legge che i lavori
furono iniziati nel 1792.
In questa chiesa vennero collocate le tombe gentilizie
dei Barresi”.
Don Pino Carà