PIETRAPERZIA. “I giovani del Cal Center
che hanno perduto il posto di lavoro esprimono la loro amarezza con un
documento pubblico dove affermano: “Siamo i ragazzi dell’M&G CALL di
Pietraperzia e ci rivolgiamo alla vostra cortese attenzione per esprimere
l’incresciosa situazione in cui, nostro malgrado, ci siamo ritrovati. Avremmo
voluto apparire nella vostra testata con la veste pregna della professionalità
che ha contraddistinto il nostro lavoro fino ad oggi, ma, purtroppo, a causa di
circostanze a noi avverse siamo costretti ad assumere il ruolo di narratori
della cronaca di una giornata a dir poco raccapricciante che pone mille
interrogativi sul nostro futuro. Un sabato, all’apparenza come tanti, ci siamo
infatti recati al nostro consueto posto di lavoro, convinti di dover affrontare
le solite routine, con la sicurezza e il sostegno offerto dalle relazioni di
amicizia e cooperazione createsi tra noi. Ma questa stabilità di intenti è
stata scossa nel momento in cui abbiamo appreso la notizia di un atto vandalico
che, rendendo inutilizzabili le strumentazioni informatiche di cui ci serviamo,
di fatto ha precluso il normale svolgimento delle nostre attività lavorative.
Diretta conseguenza di questo inconveniente è l’insicurezza che si prospetta in
relazione al nostro futuro lavorativo, in quanto, come facilmente si può
dedurre, l’inutilizzabilità delle apparecchiature determina una situazione di
empasse, infatti, il call center è attualmente chiuso, fino a data da
destinarsi. E’ comprensibile la condizione di precarietà in cui siamo, mille
dubbi ci attanagliano, ma la sensazione dominante è il rammarico, perché la
grande famiglia che per mesi ci ha permesso di condividere momenti di vita
impagabili è stata spezzata e non è detto che l’atmosfera serena che vi regnava
sarà ristabilita. La nostra più totale solidarietà è rivolta alla ditta,
rappresentata dalla signora Rosaria Pulvirenti, che ha investito sulla nostra
professionalità regalandoci un’importante opportunità lavorativa. A questo
punto ci resta solamente la possibilità di aggrapparci alla speranza che la
diffusione di questa notizia ci garantisca la solidarietà della comunità locale”.
Giuseppe Carà