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domenica 15 settembre 2013

ALLA CASA DELL'ANINA DI PORTELLO DI MATTEO



Claudio Lombardo alla Casa dell’Anima per raccontare le vite che non vogliamo vedere …
CLAUDIO LOMBARDO ED IL SUO TEAM
 
PIETRAPERZIA. Claudio Lombardo è stato ospite alla Casa dell’Anima di Portella di Matteo, insieme ad Alì Jafar, mediatore culturale, afghano da cinque anni a Caltanissetta. Claudio ed Alì hanno raccontato e spiegato aspetti delle legge sull’immigrazione a partire dalla Turco -Napolitano del 1998 fino al più recente pacchetto Maroni del 2009, che regolano i flussi e definiscono che la clandestinità è un reato. Claudio ha spiegato quali sono i nodi principali delle leggi sull’immigrazione e soprattutto ha illustrato gli sprechi e la “mala cooperazione” che portano a buttare via denaro pubblico per il profitto di pochi imprenditori e operatori “umanitari” che con l’alibi dell’emergenza hanno inghiottito e rapinato miliardi di euro.
 Alì ha raccontato di come è arrivato in Italia ed ha rischiato di naufragare anche perché i poliziotti greci hanno letteralmente ributtato in mare lui e altri che erano arrivati con lui dall’Afghanistan passando per la Turchia.
Sui sussidi agli immigrati Claudio ha ricordato che i soldi che si pensa vadano agli immigrati sono utilizzati per pagare anche gli operatori  umanitari, che quando sono onesti e seri non percepiscono grandi cifre, al contrario ne percepiscono molto di più e in modo improprio quando approfittano e “giocano” sulle emergenze, come nel periodo della “primavera araba” e della “guerra in Libia” del 2011.
“E poi – afferma Claudio -  basterebbe ricordarci le nostre radici, sia italiani che siciliani abbiamo sempre emigrato negli ultimi due secoli, anche clandestinamente, come ci raccontano libri molto interessanti al riguardo come Milano Corea di Franco Alasia e Danilo Montaldi.  Collegare la memoria e il presente, la mente e il cuore, è sempre quello il segreto per mantenersi vivi e padroni della propria storia personale e collettiva, soprattutto in questa epoca di stordimento ipertecnologico e di paure e insicurezze alimentate dalla cosiddetta crisi”.
Giuseppe Carà