Sabato dei trattoristi con un
fastidioso temporale
L'ASSESSORE MARIA GIUSY RINDONE
PIETRAPERZIA. Nemmeno la pioggia ha fermato i
festeggiamenti per il “Sabato dei Trattoristi”. Sono stati 64 i trattori che in
processione sono andati alla Cava e che hanno portato con loro un migliaio di
persone. Lungo la strada nei paraggi della villa baronale di Fondachello una
piaggia intensa si è abbattuta sui pellegrini, ma questi imperterriti hanno
continuato il cammino verso il santuario. Per precauzione quasi tutti erano forniti
di ombrello. Quindi con l’aiuto della banda musicale del grande maestro
Salvatore Bonaffini è stato un viaggio
gioioso di canti alla Madonna. All’arrivo al santuario il sole è tornato
spendente e radioso e quindi monsignor Giovanni Bongiovanni ha celebrato una
messa molto partecipata, grazie alla grande devozione dei trattoristi.
Dopo la messa non è mancata
la solita “rusticatio” ossia il pranzo
nelle campagne circostanti. Alle ore 16 i trattori con il palio della Madonna
sono tornati in paese facendo il solo giro in piazza Vittorio Emanuele. Alla
Cava presenti il sindaco Enzo Emma, molto devoto della Madonna e gli assessori Salvatore
Di Calogero e Giusy Maria Rindone, figlia di trattorista che ha guidato le
preghiere molto sentite dei pellegrini.
Per il
decoro del pellegrinaggio un ruolo incisivo ha avuto l’assessore Di Calogero
che ha curato la pulizia puntigliosa della strada e che insieme con gli operai
del Comune ha guidato fisicamente il riempimento
delle numerose buche con il calcestruzzo.
“Nonostante
la piaggia – afferma Filippo Miraglia trattorista di lungo corso – abbiamo
fatto un attimo pellegrinaggio che è stato un sostegno alla fede dei pietrini. Bravissimi
i due angeli che hanno accompagnato la Madonna: Giuseppe Chiolo e Desirée Maria
Santagati. Ieri sera vi è stato in paese la processione di chiusura e che alla
fini vi sono stati giochi pirotecnici di elevato spessore mai viste in altre
feste. Per noi trattoristi il “Saboto alla Madonna della Cava” è un
testimonianza della nostra religiosità e del nostro impegno nella comunità ecclesiali”.
Giuseppe Carà